Con “Alla stessa ora, il prossimo anno”, solleticante pièce del drammaturgo canadese Bernard Slade, attraversiamo la storia dell’America dagli anni ‘50 agli anni ‘80 nel criptico spazio di una camera da letto. L’appuntamento improrogabile della durata di ben 25 anni per un sentimentale incontro clandestino è il tema di questa commedia brillante del ’75, plurirappresentata a Broadway, nata sulla scia di una trasmissione televisiva di successo. In questa edizione prodotta dal Teatro Stabile di Verona, l’opera è affidata alla regia di Antonio Zavatteri e agli attori Alessia Giuliani e Alberto Giusta, di giusto profilo, che interpretano con garbata ironia e leggerezza gli amori di una coppia in flagrante e rituale adulterio.
I due fedifraghi, per conto loro regolarmente sposati con figli, si incontrano ogni anno alla stessa ora in una camera d’albergo fuori portata, tra sensi di colpa, passioni irrefrenabili, vicende storiche, cambiamenti, conservando la freschezza e la complicità del primo incontro. Tutto cambia e scorre mentre la loro storia rimane intatta, come per incantamento. Una ricetta per far durare l’amore? O piuttosto un pretesto per dare una sbirciatina al tempo che passa, agli eventi epocali, alle delusioni e alle speranze di un paese al centro del mondo? L’amore che dura nonostante il trascorrere del tempo è un sogno romantico e bislacco che solo la trasgressione rende possibile? Tradire insaporisce la vita o la complica? Sulla storia dei due amanti si depositano dubbi, riflessioni, sorrisetti di complicità, in una miscellanea di inevitabili echi in chi è invitato a spiare nell’intimità di una sessualità proibita, forse percorsa, forse vagheggiata. Il tradimento coniugale ha sempre una doppia faccia, dolorosa per chi lo subisce, divertente per chi lo osserva. Qui il punto di vista è dei “traditori”, il che rende divertente la situazione per tutti, protagonisti e spettatori.
Nella regia lineare di Zavatteri l’allestimento scarno ed essenziale di un’anonima camera d’albergo si veste degli umori e delle emozioni scaturiti dagli incontri appassionati di un uomo e una donna alle prese con vestiti, acconciature, scarpe, elementi deputati a sottolineare lo scorrere del tempo personale e storico, insieme agli stacchi temporali segnati da una cameriera che riordina la camera. In una vivace mise en place dell’amore, scevra da pregiudizi etici, vediamo i due amanti, vis à vis ogni anno alla stessa ora, cucire lo strappo di 364 giorni tra slanci appassionati e tante, tante parole. Di che parlano i due adulteri nei loro incontri? Dei loro partner, dei loro figli, tra rari momenti di eros e qualche punta di inevitabile tensione. Il loro amore singolare, fugace e duraturo, solido e fragile, finisce per sopravvivere al trascorrere del tempo e delle loro vite lontane, continuamente rievocate da quella camera da letto in cui viene consumata una felicità rubata e irrinunciabile.
Siamo lontani dall’atmosfera morbosa e malinconica del coevo “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci. Nell’opera di Slade l’incontro sessuale è tutt’altro che osé grazie al candore e alla freschezza di una, in fondo, romantica relazione del “qui ed ora” che i due interpreti sostengono con gradevolezza e misura.
Il loro rapporto incuriosisce perché diventa una spia di ciò che fatalmente può accadere alle coppie legate dal vincolo matrimoniale, strette nella morsa dell’affezione, del dovere e dell’abitudine. Un tuffo nell’insolito però paradossalmente qui diventa rituale e costante come un matrimonio: un tradimento protratto all’insegna di una fedeltà all’infedeltà. Cavalcando questo divertente e singolare accostamento Slade gioca con lo spettatore mentre si diverte a toccare le nostre fragilità, le nostre paure. Chi non teme di essere tradito? Chi non teme il tempo che passa inesorabilmente? Ecco i due fantasmi palesarsi ai nostri occhi con la giusta dose di humour che riveste la trasgressione di un velo leggero e impalpabile, relegandoci contemporaneamente nell’universo claustrofobico di ogni coppia clandestina, costretta a vivere inesorabilmente la sua avventura lontano da occhi indiscreti, nel chiuso di una stanza, sicché strisciante si insinua un vago sentore di amarezza per quel rapporto destinato all’ombra per sempre.
ALLA STESSA ORA, IL PROSSIMO ANNO
di Bernard Slade
regia Antonio Zavatteri
con Alessia Giuliani e Alberto Giusta
scene Laura Benzi
costumi Francesca Marsella
realizzazione scene Props And Decors
regista assistente Matteo Alfonso
traduzione Gerardo Guerrieri
produzione Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona
AL TEATRO VERGA DI CATANIA FINO AL 30 GENNAIO
Amori clandestini e fedeltà adulterine nell’America di Slade