«Siamo con chi difende il lavoro, con chi lotta per salvare insieme all’occupazione anche la dignità e i diritti, perché se si calpesta l’articolo 3 della Costituzione è a rischio anche l’articolo 21, la libertà di stampa». Con queste parole Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana ha espresso la solidarietà dei giornalisti agli operai della Speedline di Santa Maria di Sala, in presidio permanente dall’inizio dello scorso dicembre, da quando cioè hanno saputo che la proprietà entro il 2022 vuole chiudere lo stabilimento per delocalizzare in Polonia. Oggi, 5 gennaio, insieme alla segretaria regionale del Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto, si è recato davanti allo stabilimento in località Tabina, dove a rischiare il posto sono 605 dipendenti, che salgono a 750 se non 800 con l’indotto.
Si tratta di una della realtà occupazionali più importanti della provincia di Venezia, considerata nell’automotive un’eccellenza internazionale nella produzione di cerchi in lega di alta gamma acquisita anni fa dalla svizzera Ronal. Fra i suoi committenti Ferrari, Maserati, Lamborghini e Porsche.
«Dobbiamo e vogliamo essere – ha detto Giulietti – scorta mediatica qui come altrove nelle situazioni di crisi, mi riferisco ad esempio alla Gkn nello stesso settore e all’Acc di Mel e alla Ceramica Dolomite nel bellunese, che non sono giustificate da ragioni produttive, bensì economiche e finanziarie che non possono essere tollerate in un Paese che voglia dirsi civile». E a difesa della Speedline la mobilitazione delle istituzioni, anche religiose, dei rappresentanti politici, della popolazione è stata immediata e massiccia.
«Il sindacato dei giornalisti – ha aggiunto Andolfatto – da anni combatte contro il precariato e lo sfruttamento. Nessuno si salva da solo. Bisogna tutti insieme rimettere al centro dell’agenda politica il lavoro, il lavoro che dà diritti sociali, il lavoro che dà dignità, il lavoro che è patrimonio di un territorio, che è comunità, che è risorsa comune e non solo dell’impresa. I giornalisti raccontano cosa sta succedendo qui come altrove e spesso gli stessi giornalisti vivono sulla propria pelle il precariato e lo sfruttamento».
«C’è un patto federativo di antica data con Cgil, Cisl e Uil e la crisi che si sta consumando qui riguarda tutti, nessuno escluso. La protesta delle lavoratrici e dei lavoratori della Speedline riguarda ognuno di noi, in gioco c’è il futuro di oltre settecento famiglie e con loro il futuro di una terra in cui il lavoro è stato ed è riscatto sociale. L’attenzione mediatica – ha concluso Giulietti – non deve venire meno, c’è il rischio che la vertenza esca dal dibattito pubblico e questo non deve accadere. Noi faremo la nostra parte raccontando la lotta e la resistenza degli operai della Speedline». Ad accogliere i rappresentanti dei giornalisti un folto gruppo di lavoratori, con i delegati aziendali e i segretari provinciali della Fim Cisl e della Fiom Cgil: davanti al tendone che è diventato da oltre trenta giorni “la casa dei lavoratori”, due alberi di Natale, uno con al vertice il fiocco rosa che ricorda la nascita di Anita, figlia di uno degli operai, nata durante la grande manifestazione dello scorso 19 dicembre, quando a protestare contro i licenziamenti annunciati c’era tutti i sindaci dell’area metropolitana, il Patriarca di Venezia, il vescovi di Treviso e gli amministratori regionale e provinciali, con più di 1.500 persone.
«Questa è una battaglia nazionale, per la dignità del lavoro – hanno ripetuto – perché quello che è successo a noi, senza un’avvisaglia, senza nulla, può accadere a chiunque. Per questo chiediamo tutti i media a continuare a raccontare la nostra storia, a non abbandonarci. La nostra storia è la storia del Veneto, dell’Italia che non rinuncia al lavoro e che lascia calpestare i diritti. Con noi si sono schierati anche gli imprenditori che non si riconoscono in questi modelli di “rapina” delle risorse umane e sociali del territorio».
(Nella foto un momento dell’incontro di oggi)