Il gruppo svizzero Ronal ha accettato di ritirare la decisione unilaterale di chiudere lo stabilimento di Santa Maria di Sala, che tra dipendenti e indotto dà lavoro a circa 800 persone, una delle realtà occupazionali più grandi del veneziano. La notizia è arrivata al termine dell’incontro, il secondo, convocato venerdì 7 gennaio dal ministero dello Sviluppo economico.
Un sospiro di sollievo dopo oltre un mese di mobilitazione ininterrotta con i lavoratori che hanno presidiato la fabbrica anche a Natale e Capodanno, per bloccare l’uscita del prodotto finito: cerchi in lega di alta gamma per marchi di lusso come Lamborghini, Porsche, Maserati, Ferrari e altre case automobilistiche.
L’assemblea dei lavoratori è stata convocata per lunedì 10 gennaio.
Quella della Speedline è stata, è e sarà la vertenza non di una sola fabbrica, ma di una comunità, di un territorio, di un’area che vede e intende il lavoro come valore e non come profitto, come riscatto sociale e culturale e non solo come impiego. Da quando la proprietà, all’inizio di dicembre, ha annunciato la scelta di cessare la produzione e delocalizzarla all’estero entro il 2022, c’è stata una sollevazione corale che ha abbracciato e sostenuto gli operai e i sindacati: sindaci e consigli comunali, amministratori regionali, parlamentari, autorità religiose, imprenditori locali, sindacati di altre professioni fra cui quello dei giornalisti e tanta, tantissima gente. Tante voci che sono diventata una sola, forte e ancor più decisa.
Al tavolo on line erano presenti per il Mise, il coordinatore della Struttura per le crisi d’impresa, Luca Annibaletti, per il ministero del Lavoro, il direttore generale dei rapporti di lavoro e delle relazioni industriali Romolo de Camillis, per i sindacati, i componenti della Rsu Paolo Albanese, Paolo Zennaro e Mauro Bergamin e Renzo Bonaldo della Fim Cisl e Andrea Zamperi della Fiom Cgil, il segretario nazionale Fim, Ferdinando Uliano, il coordinatore nazionale automotive Fiom, Simone Marinelli, i segretari provinciale Fim, Matteo Masiero e Fiom Manuela Musolla; per la proprietà l’ad Oliver Brauner e il responsabile finanziario Thomas Müller; per la Regione Veneto l’assessora al Lavoro, Elena Donazzan, per la Città metropolitana di Venezia, il sindaco Luigi Brugnaro, per il Comune di Santa Maria di Sala il sindaco Nicola Fragomeni.
«Come organizzazioni sindacali – si legge nel comunicato diffuso da Rsu e Fim e Fiom Venezia – abbiamo ribadito la nostra richiesta di ritirare la decisione di chiusura dello stabilimento Speedline, di fermare le campionature avviate su altri siti e di aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali sul futuro di questa impresa. L’azienda dopo una breve sospensione si è resa disponibile alla revoca delle sue decisioni e ad aprire un tavolo tecnico di confronto con le organizzazioni sindacali e con il ministero per trovare soluzioni alternative alla chiusura. Entro breve, l’azienda si è impegnata a mettere per iscritto quanto definito in questo incontro. Come segreterie e Rsu Speedline crediamo che questo sia il primo segnale importante per poter iniziare a costruire un futuro per questo stabilimento. Nei prossimi giorni il ministero ci comunicherà quando sarà convocato il prossimo incontro. Nella giornata di lunedì 10 si terrà l’assemblea con i lavoratori in azienda».
Fra i commenti raccolti a caldo quello di Albanese, Rsu: «Adesso dobbiamo scalare una montagna, ma almeno abbiamo la montagna!».
Tutti sono consapevoli che è solo l’inizio.
«Ritengo che la revoca della chiusura e la sospensione delle campionature siano due passaggi fondamentali. Ora – spiega Masiero segretario provinciale Fim – dobbiamo verificare come l’azienda scriverà quanto ha dichiarato e avviare velocemente un tavolo di confronto. Non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo, abbiamo solo portato a casa un primo risultato. Dovremo lavorare con segreterie nazionali, azienda, Ministero e Regione alla costruzione di un nuovo piano industriale credibile per mantenere l’occupazione e l’impresa nel nostro territorio. Lunedì condivideremo i prossimi passi in assemblea con i lavoratori. Valuteremo i passaggi da fare lungo il percorso. Se l’azienda ci dà le garanzie richieste toglieremo i blocchi ai cancelli. È importante, lo ripeto, iniziare a costruire un nuovo progetto industriale».
Adesso, scrivono in una nota i rappresentanti della Fiom, ci sono le condizioni che permettono «di aprire una trattativa vera che deve partire dall’analisi della situazione, individuarne le cause e trovare soluzioni con due obiettivi fermi: il mantenimento delle produzioni e la garanzia dell’occupazione di tutti gli oltre 800 lavoratori tra diretti, somministrati e di quanti lavorano nell’indotto. Le lavoratrici e i lavoratori hanno garantito negli anni e anche nelle ultime settimane, l’impegno che ha permesso all’azienda di avere un prodotto di altissima qualità, da qui è necessario partire». «La crisi della Speedline, come quella di altre aziende come Gkn, Gianetti Ruote, Caterpillar – concludono – sono il termometro di quanto sta accadendo nel settore dell’automotive e della scelta del Governo di non intervenire mettendo a rischio 50mila posti di lavoro. È urgente la ripartenza del tavolo dell’automotive per non perdere un settore fondamentale per l’occupazione e l’economia del nostro Paese».