Il 2022 è appena cominciato. Non si era chiuso con frizzi e lazzi, in Puglia, se pensiamo a due bimbi morti nel rogo di un campo rom nel foggiano e alle migliaia di vite sbarcate sulle coste del Salento nei rigori dell’inverno.
La speranza di una nuova alba è stata polverizzata sul nascere dalla deflagrazione delle bombe e dal caos di una mala vigliacca e pacchiana che sta passando a ferro e fuoco il tessuto produttivo e le fatiche della rinascita nelle sabbie mobili della pandemia, a nord della Puglia. Sei attentati in dieci giorni.
Mafia foggiana, la chiamano per tagliare corto.
Si tratta di un pericoloso reticolato di contatti, intrecci ad alta permeabilità e pervasività, fino alle radici dell’economia sana, passando molto spesso – le cronache sono ahimè zeppe e impietose sul fronte scioglimento dei consigli comunali per mafia -, dalle sale dei bottoni, quelle della pubblica amministrazione.
Sciorinare dati quando si parla di bombe, deve indurre ad una riflessione attenta e collettiva, che coinvolga anche i semplici cittadini. Nessuno escluso.
Due attentati dinamitardi sono stati messi a segno nella notte San Severo (Fg). Il primo alle 3:30 ad un salone di parrucchiere “Li Quadri” in via Checchia Rispoli. Poco dopo un altro ordigno è stato fatto esplodere davanti alla saracinesca dell’attività commerciale Pirolandia in corso Leone Mucci. Ingenti i danni provocati alle due attività. Le esplosioni sono state avvertite anche in altre zone della città.
Il 9 gennaio un ordigno di fattura artigianale è stato fatto esplodere all’alba ai danni del ristorante friggitoria ‘Poseidon’, nel centro storico di Foggia.
Altre due bombe erano esplose a inizio mese ancora a San Severo davanti ad una nota rivendita di automobili e ad una profumeria. Ingenti i danni causati dalle esplosioni. Cosi come ingenti anche quelli provocati dall’ordigno esploso ieri notte a Foggia nei pressi dello stadio comunale. La bomba è stata piazzata davanti alla saracinesca di un fioraio “La magia dei Fiori”.
Una deflagrazione devastante che ha danneggiato la serranda, alcuni arredi interni e parte del muro esterno dell’esercizio commerciale. Lo spostamento d’aria ha rotto anche i vetri del portone di uno stabile adiacente e causato lievi anni ad un’abitazione al primo piano.
Bombe ed estorsioni rappresentano uno dei principali business – insieme a quello della droga – delle organizzazioni presenti nel nord della Puglia. E come ha evidenziato l’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia) sono anche numerosi i contatti, gli scambi e i favori tra la malavita foggiana e quella del nord barese.
E infatti all’alba dell’1 gennaio una bomba carta era stata piazzata a Canosa di Puglia, nella provincia di Barletta-Andria-Trani, davanti ad uno degli ingressi del centro ricerche della Farmalabor, l’azienda farmaceutica di Sergio Fontana, il presidente della Confindustria Puglia.
“Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese deve venire qui in Capitanata al più presto”. E’ l’appello lanciato da Francesco Miglio, il sindaco di San Severo. “Chiedo – ha detto il primo cittadino – al ministro Lamorgese di essere qui in Capitanata nei prossimi giorni. Non solo per annunciare vicinanza e solidarietà alla nostra popolazione che, in questo momento, si sente lasciata sola ma anche per annunciare delle misure concrete da attuare nelle prossime settimane per sventare quello che è un vero e proprio piano, una vera e propria strategia messa in atto dall’associazione mafiosa per tenere sotto scacco questa popolazione e questo territorio. Io mi aspetto che ci sia questa venuta del ministro Lamorgese nei prossimi giorni. Diversamente saremo noi ad andare a Roma con la popolazione a rivendicare un’attenzione che in questo momento crediamo di meritare.
“Davanti alle bombe, agli attentati dinamitardi che si stanno susseguendo a San Severo e Foggia ci preoccupano e ci fanno tornare alla mente l’escalation di violenza vissuta all’inizio del 2020. E’ necessario non arretrare di un centimetro. Dobbiamo andare avanti ancora con più forza per disinnescare la miccia della paura e della rassegnazione. Di dire basta alla rassegnazione, al silenzio complice, al vano parlare. Ridiventando insomma comunità, una comunità chiamata Italia” . è il commento di Libera contro le Mafie.
“Alle vittime – aggiunge Libera – vogliamo esprimere la nostra vicinanza e lanciare un appello a tutti gli imprenditori: non siete soli, associazioni, Istituzioni e cittadini onesti sono dalla vostra parte: proseguiamo sulla strada tracciata la sera del 10 gennaio di due anni, una mobilitazione a cui hanno partecipato in tanti, nata dal bisogno di affermare un’urgenza: quella di ricostruire insieme le fondamenta del nostro modo di essere cittadini e di abitare le città. In due anni molte cose sono cambiate: si sono moltiplicate le indagini e le operazioni condotte dalle Forze dell’Ordine, molte associazioni, scuole, cittadini, hanno intrapreso percorsi di conoscenza e impegno, alcuni imprenditori si sono avvicinati al percorso di denuncia”. Quindi, “alla luce delle ultime bombe gridiamo forte: non sono ammesse diserzioni ma bisogna esserci, essere presenti per riappropriarci dei nostri spazi e dei nostri territori, mostrare fisicamente da quale parte si sta”.