Ė una tendenza diffusa: di fronte ad una persona morta si scrivono ricordi commossi, si esaltano gli aspetti positivi del defunto, spariscono i difetti. Nel caso di David Sassoli però è tutto vero. Nel senso che è difficile addebitargli un clamoroso autogol, una rovinosa scivolata, un comportamento scorretto. Che senso dare a questo profluvio di complimenti per David Sassoli? Probabilmente che è morta una persona che aveva provato in tutta la sua parabola di vita ad essere coerente con i suoi ideali, con i valori trasmessi da una famiglia che aveva combattuto per la libertà durante il nazifascismo. Le sue prese di posizione sui temi dei diritti violati si spiegano così: un’intima convinzione della necessità di difendere chi rischia la galera o la vita per la democrazia.
Coerenza: merce rara da parecchi anni. Poi, certo, anche la discrezione, una gentilezza nell’esprimersi che era l’opposto delle urla di certa classe dirigente. Si potrebbe dire che David Sassoli era uno strano animale politico, a cavallo tra la Prima Repubblica e la modernità caotica di un’Europa senza più un’idea comune. Ѐ quanto suggerisce anche il video del minuto di silenzio che moltissime persone hanno rispettato davanti alla sede dell’Europarlamento. Deputati? Funzionari? Certo, ma non solo. E nessuno li obbligava a rendergli omaggio, eppure lo hanno fatto. Forse il tran tran quotidiano farà dimenticare presto anche a loro David Sassoli, ma in quel saluto si intravede un SOS: vogliamo politici che rinnovino il contratto sociale europeo, non che lo calpestino.