Comincerà il 4 aprile prossimo davanti al Tribunale di Bergamo il processo che vede imputati, con citazione diretta a giudizio, dieci persone individuate come gli autori di insulti e minacce, anche di morte, contro il giornalista di Repubblica, Paolo Berizzi, finito nel mirino per sue inchieste sul nazifascismo. La Federazione nazionale della Stampa italiana e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, insieme all’Associazione Lombarda dei Giornalisti e all’Ordine regionale, hanno annunciato che chiederanno di costituirsi parte civile contro tutti gli imputati perché si ritiene che essi abbiano leso la libertà di informazione nel suo complesso e rappresentino la prova plastica delle aggressioni on line ai giornalisti italiani, fenomeno già oggetto di analisi sia dell’Osservatorio del Ministero dell’Interno che del coordinamento istituito presso la Commissione parlamentare antimafia e guidato da Walter Verini. “Voglio guardarli in faccia”, ha commentato Paolo Berizzi che è il primo giornalista cui è stata attribuita la scorta per le minacce dei neofascisti. Al processo si arriva dopo quasi tre anni di indagini della Procura di Bergamo. A novembre scorso c’era stata la notifica della chiusura indagine sulle ipotesi di minaccia aggravata (oltre alla diffamazione). L’inchiesta ha consentito di identificare in mezza Italia i server da cui sono partite le aggressioni telematiche al giornalista, spesso da profili anonimi.