Da qualche tempo la filmografia di autori di solito ironici quando non corrosivi, controcorrente, eversivi, si è ammorbidita, si è fatta pastosa e sostanziale, trascurando le provocazioni e le sapide arroganze, l’umorismo sottile di chi vuole scuotere le coscienze, di colui che “castigat ridendo mores”. Pensiamo al Nanni Moretti di “Tre piani”, all’Almodovar di “Madres parallelas”. Sulla stessa scia naviga l’ultima opera di François Ozon “E’ andato tutto bene” che echeggia “Stanno tutti bene “di Tornatore, dove il decantato “bene” nasconde voragini di amarezza.
A prescindere dal tema importante, nevralgico, scottante dell’eutanasia, quello che fa di questo film una novità nel panorama della filmografia di Ozon è lo stile della narrazione, asciutto, essenziale, lineare, sul filo di una storia comune e straordinaria al tempo stesso: un padre colpito da ictus e malamente sopravvissuto decide di morire, chiedendo di essere aiutato a Emmanuèle, la prediletta delle sue due figlie. Andrée Bernheim, affascinante ottuagenario omosessuale, burbero, dal carattere impossibile, con questa terribile richiesta graverà sulla coscienza dei familiari, alle prese loro malgrado con l’ardua matassa, che vorrebbero allontanare da sé questo amaro calice; ma il padre è testardo e le due figlie dovranno fare i conti con una decisione lacerante e angosciosa: aiutarlo a morire rispettando la sua volontà o rifiutarsi di farlo. Al di là delle pastoie etiche e affettive in cui le due donne si imbattono, al di sopra delle difficoltà oggettive che dovranno superare in atmosfere di graduale suspence, in quanto la legislazione francese non consente l’autodeterminazione della morte, sulla vicenda si adagia la tensione di una scelta complessa, dolorosa e conflittuale, addolcita dallo sguardo intenso di una Sophie Marceau nel pieno della sua maturità artistica, affiancata da un magnifico Andrè Dussollier nel ruolo dello scomodo padre, dalla mite sorella Pascale di Geraldine Pailhas, dalla siderale e silente Claude di Charlotte Rampling, tutti perfettamente in ruolo, assolutamente in asse con un cinema di sentimenti, ma anche di profonde riflessioni esistenziali sul valore della vita, sulla legittimità dell’eutanasia, sul ruolo ambiguo di chi presta il suo aiuto nel portare avanti la decisione del morituro, come la splendida dame suisse, emissaria di un’associazione per la buona morte assistita, di Hanna Schygulla.
Il grottesco e la sessualità influenzati dall’opera di Fassbinder che hanno in qualche misura caratterizzato lo stile del regista francese, famoso anche per lo storico “8 donne e un mistero”, lasciano il posto a una potente e delicata intrusione nei rapporti familiari, nei difficili equilibri di vite sconvolte dalla malattia e dalla morte programmata. La forza dei primi piani a volte impietosi, delle inquadrature prospettiche di interni, a sottolineare l’intimità dello scavo psicologico, delle irruzioni improvvise degli sguardi e dei gesti affettuosi o rabbiosi, compongono una serie di quadri dove la vita di questa famiglia si scorge dall’occhio della cinepresa, quasi colto a spiare e rubare istanti di quotidianità travolti dall’eccezionalità di ciò che stanno vivendo. Fine osservatore e narratore Ozon qui rivela pienamente il suo talento, porgendo con misura e sobrietà un punto di vista a favore dell’eutanasia, ma contemporaneamente svelandone i dolorosi e complessi retroscena, le ombre di quella che appare, attraverso l’atteggiamento deciso del padre, una vera e propria dichiarazione d’amore alla vita. “E’ andato tutto bene”, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Emmanuèle Bernheim, sancisce infatti l’ardua comprensione dell’atto volontario di darsi la morte, illuminato dalla determinazione di un uomo che in realtà sta scegliendo la vita, non la sopravvivenza. Appare chiaro il desiderio di conoscere ed esplorare quel mondo sommerso nella mente e nel cuore degli uomini a fronte di una questione aperta, che esula dalle leggi statuali per approdare a leggi ancestrali. Novella Antigone, la protagonista, figlia amorevole, assumerà su di sé il peso dell’azione, affiancata dalla mite sorella, dipendente e sottomessa. Padre e figlia costituiscono il perno di una storia dove gli estremi si toccano, grazie al rispetto della volontà paterna come atto d’amore di un figlio nei confronti del genitore. Cronaca lucida, dettagliata, intimista, umana che, pur dolorosa nei suoi difficili passaggi, laddove non ci risparmia le stazioni di un Calvario dove il Golgota è la verde e civile Svizzera, attraversata da momenti di sottile umorismo che acuiscono, sdrammatizzando, il dramma, E’ andato tutto bene” si può definire una preziosa mise en question sull’amore e le sue conseguenze, un punto d’arrivo e di partenza di un regista maturo e sempre pronto a sperimentarsi e affinare un linguaggio cinematografico in progress.
E’ ANDATO TUTTO BENE
Titolo originale | Tout s’est bien passé |
Lingua originale | francese |
Paese di produzione | Francia |
Anno | 2021 |
Durata | 113 min |
Rapporto | Widescreen |
Genere | drammatico |
Regia | François Ozon |
Soggetto | dal romanzo di EmmanuèleBernheim |
Sceneggiatura | François Ozon |
Produttore | ÉricAltmayer, Nicolas Altmayer |
Casa di produzione | MandarinFilms |
Fotografia | HichameAlaouié |
Montaggio | Laure Gardette |
Scenografia | Emmanuelle Duplay |
Costumi | Ursula Paredes |
Trucco | Natali Tabareau-Vieuille |
Interpreti e personaggi | |
· Sophie Marceau: EmmanuèleBernheim
· André Dussollier: André Bernheim · GéraldinePailhas: Pascale Bernheim · Charlotte Rampling: Claude De Soria · ÉricCaravaca: SergeToubiana · GrégoryGadebois: GèrardBoisrond · Hanna Schygulla: signora svizzera · Judith Magre: Simone · Natalie Richard: com. Petersen · Jacques Nolot: Robert · Daniel Mesguich: Georges Kiejman · Denise Chalem: Denise |
L’inno alla vita di Ozon nel suo ultimo film sulla buona morte