Libri sotto l’albero… Dizionario del bibliomane di Antonio Castronuovo

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Erudizione ed eccentricità si coniugano felicemente nelle 500 pagine del delizioso prontuario, composto da 225 voci, che risponde al curioso titolo di Dizionario del bibliomane (uscito a novembre per i tipi di Sellerio): vasto, ironico, puntuale campionario dal quale non resta escluso nessuno degli aspetti nei quali si articola questa nuova branca della psichiatria denominata, appunto, bibliomania, proposta e fondata per studiare le varie sindromi correlate alla fruizione del libro.

Dell’eclettico scrittore Antonio Castronuovo ci eravamo già occupati in altre occasioni come lucido aforista (Antonio Castronuovo studioso e interprete delle forme brevi); originale novelliere (Le peregrinazioni di úmah: un reietto per i sentieri della Palestina del I secolo); brillante pubblicista (La folla degli emergenti. ‘Elogio dell’editore a pagamento’ di Antonio Castronuovo, Babbomorto Editore, 2019). Nel caso in questione l’autore si muove più che mai sul suo terreno. La scelta calzante di esempi e aneddoti; la limpida rievocazione di tanti fatti la cui memoria ci scorre piacevolmente fra le dita; il timbro vissuto: tutto concorre al felice esito del testo, nel quale è tentata una prima enunciazione, ancorché sommaria, di quei morbi librari dai quali non è forse egli stesso esente.

Ma chi sono i bibliomani, questa morbosa genia, afflitta da un vizio che si cura solo coltivandolo, e per la quale il libro è, come il pane – non meno del pane – appagatore di bisogni? Cosa può indurre una persona ad acquistare più libri di quanti possano ragionevolmente consentire le sue finanze; ad accumulare sugli scaffali più volumi di quanti potrà umanamente leggerne; a fare insomma della propria biblioteca privata un organismo smisurato? Le risposte a tali interrogativi sono molteplici, ma tutte egualmente persuasive, e spesso complementari – se non si vuole porre un limite alla follia umana. Nulla potrà mai sanare l’angoscia di un acquisto mancato (quando si tratti di libri): meglio subire una cocente delusione che restare per sempre col rimpianto di essersi lasciata sfuggire un’acquisizione fondamentale (Non è certo caro il prezzo di un libro quando ciò che si acquista è un bene infinito), anche perché la ferita del bibliomane non finisce mai di sanguinare. All’accumulo seriale di libri corrisponde del resto – confortante risvolto – una moltiplicazione inesausta di desideri, un fenomeno che rientra fra quelle cose, abbastanza rare, che aiutano a vivere: una biblioteca serve se contiene la massa di ciò che ignoriamo, pungola la nostra curiosità, ci sprona a intraprendere sempre nuovi percorsi intellettuali. Il potere taumaturgico dei libri è innegabile, e non pochi ha strappato alla follia conclamata, condizione alla quale con ogni evidenza inclinavano.
Non sorprenderà, allora, che la bibliomania sia un vizio dal quale nessuno, fra quanti ne soffrono, intende seriamente emendarsi. Certo, come per tutte le cose anche in questo caso c’è un prezzo da pagare, primo fra tutti il progressivo isolamento sociale al quale il soggetto malato, che ha croniche e insuperabili difficoltà a comunicare con chi non condivida il suo stesso disturbo, a cuor leggero si espone.

E se – come purtroppo accade – il bibliomane, uomo fatto per trascinare un’esistenza ai margini della società, avesse avuto la malsana idea – la perfetta dabbenaggine – di sposarsi? Niente gli si addice invero meno del matrimonio: la vita coniugale rappresenterà per lui solo un ostacolo lungo il percorso verso l’obiettivo principe della sua vita. Col tempo, il bibliomane ammogliato faticherà sempre di più a mascherare i suoi insani impulsi e tenderà a nascondere alla moglie l’acquisto di qualunque nuovo libro, proprio come se l’assidua frequentazione di librerie, biblioteche, mercatini equivalesse a consumare un tradimento, coltivare una relazione adulterina.
In breve, il Dizionario è una dichiarazione d’amore lunga 500 pagine sobrie e insieme acute, sempre brillanti; ma come tutti gli amori autentici anche quello per i libri è un amore contrastato, non privo di zone d’ombra. Castronuovo è troppo onesto e scrupoloso per nascondere i risvolti meno simpatici che la bibliomania comporta, che vanno dalla semplice, quasi innocente fissazione alla passione gretta e arida, che soverchia qualsiasi altra inclinazione più umana e caratterizza di solito il collezionista seriale: quello che ama più l’oggetto che il suo contenuto. Tendenza che può sconfinare nel reato: uomo magari integro sotto ogni altro riguardo, il bibliomane non è tuttavia esente dalla tentazione, cui spesso soggiace e talvolta, ahinoi, cede, del latrocinio: sappiamo troppo bene che librerie e biblioteche sono frequenti vittime di furti. Nelle sue pagine, l’autore ci offre una galleria di malfattori fra i più singolari, capaci non di rado di attrarre la simpatia del lettore.

Se la bibliomania assume facilmente forme patologiche, essendo troppa la follia che si coagula attorno a quella cosa, amata e detestata, che si chiama libro, con l’avvento dell’elettronica essa ha dovuto aggiornarsi, trovando nuovi, inattesi sbocchi: citiamo almeno l’ebookmania, tralignamento che, come sottolinea Castronuovo, in ogni caso è di prognosi infausta: gli infermi non hanno speranza di guarigione e in genere finiscono i loro giorni in maniera meschina, balbettando frasi davanti a un blog.
Sempre in tema di patologie, l’autore si sofferma per più di un capitolo su quella che a tutti gli effetti risulta essere una follia nella follia: l’anomalia, altrettanto inspiegabile che diffusa, del bibliomane che presta i suoi libri. Come insegna l’esperienza comune, in genere il libro prestato o va perso per l’incuria e la distrazione del beneficiario, o non viene restituito nelle condizioni iniziali, il che – nella sua evidenza fisica – può risultare ancora più penoso. Quante solide amicizie non sono state guastate dall’incauto prestito di un volume amato! In quanti casi non si sono persi insieme il libro e l’amico! Castronuovo non cerca scusanti al prestatore di libri: è figura indifendibile. Semmai dispensa un aureo suggerimento: se proprio non sapete resistere alla tentazione di prestare i vostri libri, almeno cedete solo a qualcuno di cui non vi importi di perdere l’amicizia.
Come canta il poeta:
Deh, non mi chieggia nïuno in prestanza,
acciò che non mi avenga, come suole,
ch’io perda il libro ed anco l’amistanza.

Accenti di maggiore comprensione trova, in fondo, la bibliofobia, espressione, al pari della bibliofilia, di una stessa insopprimibile ossessione per i libri: bibliocontemptio non sempre ingiustificata, d’altronde, se pensiamo alla massa gelatinosa delle auto-pubblicazioni, il cui odierno, incontrollato proliferare finisce per sommergere e fagocitare le rare uscite meritevoli.
L’amore per i libri – quello autentico – si traduce in moltissimi, forse in tutti, anche nei più malvagi, nell’attaccamento nostalgico a quei vecchi volumi che furono i lontani testimoni della giovinezza perduta, magari riordinati su uno scaffale straziante, che si torna a consultare nelle ore in cui il rimpianto del passato è più forte. E registra episodi assolutamente struggenti: per es. storie dolorose di bibliofili costretti a vendere le predilette collezioni dopo il tracollo improvviso delle proprie finanze; o l’aneddoto del condannato alla ghigliottina che percorse leggendo un libro il tragitto del suo ultimo chilometro, sulla fatale carretta.
Questo Dizionario del bibliomane costituisce, insomma, una ghiotta e curiosa pubblicazione, fortemente sconsigliata a chiunque non ami – o, al limite, non odi – visceralmente i libri.

Antonio Castronuovo, Dizionario del Bibliomane, Sellerio editore Palermo, 2021.


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