Nella società medievale, guerriera e violenta, la presenza femminile rimane in ombra: le donne, per lo più analfabete e sottomesse, offese e abusate, a volte addirittura considerate specie a parte rispetto agli uomini, come gli animali, non hanno voce.
A meno di non essere obbligate al monastero, dove possono vivere in modo più dignitoso, imparando a leggere e scrivere.
Ma da dove viene tanta misoginia?
Se l’è chiesto anche la professoressa Chiara Frugoni che da anni si dedica allo studio della figura femminile nel medioevo, attraverso la voce delle stesse protagoniste. Una voce non filtrata, come al solito, dallo sguardo e dalla penna di un uomo che toglie la parola alle donne sostituendola con la propria, oppure le immagina e le rappresenta secondo i propri pregiudizi.
Un passaggio questo molto importante che fa bene l’autrice a sottolineare. Per certo, nella storia ormai millenaria, sono state numerosissime le donne che, con il loro contributo, ne hanno determinato il corso. Ma le loro azioni e parole sono volutamente state celate o mutate oppure, appunto, filtrate dall’operato di uomini solerti e operosi nel fare in modo che esse restassero o ritornassero quanto prima “al loro posto”. Quante volte si è costretti a sentire espressioni come questa ancor oggi, figuriamoci in età medievale!
Un periodo storico che, dal punto di vista culturale, in molte parti del mondo, anche di quel mondo occidentale che tanto si autoproclama civile, non è mai veramente finito.
Una volta affermatosi il celibato dei preti con Gregorio VII, ogni donna è una Eva tentatrice, non compagna dell’uomo ma incarnazione del peccato da cui fuggire. Ricorda Frugoni ai suoi lettori anche il perdurante terrore della Chiesa, giunto fino ai nostri giorni, verso la donna che eserciti funzioni sacerdotali e abbia accesso al sacro.
Anche la collettività laica intellettuale andò di pari passo: ad esempio attraverso i trattati dei pedagoghi ci si affanna a raccomandare che le donne rimangano analfabete, un modo per negare loro un posto nella società, per mantenerle sottomesse.
Oggi, in un paese come l’Italia, per fare un esempio, le donne sono molto istruite, spesso più dei coetanei maschi eppure, all’ingresso del mondo lavorativo sembra esserci un filtro che le dimezza e ne riduce drasticamente la percentuale di presenza rispetto agli uomini, soprattutto nei livelli più alti, della sfera pubblica come di quella privata.
Possibile mai che tutte le competenze acquisite diventino improvvisamente inutili e inutilizzabili? Possibile mai che tante studentesse meritevoli e volenterose perdano poi all’improvviso le capacità organizzative e non riescano ad organizzarsi altrettanto proficuamente nel mondo professionale?
Ovvio che il problema non vada ricercato in questo. E neanche la soluzione.
Per le cinque protagoniste del libro di Chiara Frugoni l’incontro con un uomo non fu felice. Le loro qualità, il loro talento si schiusero in una vita di donne sole. E oggi, si interroga l’autrice, il legame familiare quanto condiziona una donna nella espressione piena dei suoi desideri e delle sue possibilità? Una domanda cui, ovviamente, non prova nemmeno a dare risposta, non nel libro almeno. Spetta a ogni lettrice, a ogni donna, farlo.
Almeno oggi, nella gran parte dei casi, un uomo e una donna decidono di sposarsi perché si amano. E se i genitori sono felici, molto probabilmente anche i figli lo saranno.
Ma, sottolinea Frugoni, nulla di tutto questo interessa la Chiesa nell’XI e XII secolo, essendo questa impegnata a incasellare i sentimenti dei coniugi in altrettanti possibili peccati.
Il matrimonio è presentato come un pericoloso cedimento alla tentazione. In un testo attribuito in passato a san Bernardo, questi paragona una donna sposata a una sirena, tentatrice e ammaliatrice per antonomasia.
Tutte e tre le religioni monoteiste (ebraica, cristiana e islamica) hanno pesantemente condizionato la vita della donna e, di riflesso, l’immagine che questa si è costruita di se stessa.
Sono passati secoli, l’organizzazione della società è notevolmente cambiata eppure spesso la donna continua a essere considerata un essere inferiore. Inspiegabilmente.
Oggi le donne che riescono a trasmettere la loro voce non filtrata sono molte di più che in passato, eppure…
Il 6 aprile 2021 il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si sono recati ad Ankara per un incontro ufficiale con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Solo che la seduta da regole protocollari, la poltroncina con le bandiere alle spalle, è stata preparata e porta solo a Michel. La notizia e, soprattutto, il video che riprende l’intera scena, sono diventati virali. Si è ipotizzato sui motivi del gesto di Erdogan. Non che conoscendoli la situazione cambi. Tuttavia a stupire di più è stata la non reazione proprio di Michel il quale, in un secondo momento, si è scusato. Ci ha riflettuto oppure è stato indotto a farlo. Non ha capito subito cosa stava accadendo. Va bene.
Ursula von der Leyen invece lo capisce subito e, pur mostrando tutto il risentimento di questo mondo, mantiene un atteggiamento e un comportamento formali, eleganti, dignitosi e degni della carica che ricopre. Il video e le sue dichiarazioni successive sono di dominio pubblico, ognuno può vederlo e sentirle. Durante il G20 di ottobre 2021 stringerà anche pubblicamente la mano del presidente Erdogan per suggellare il bilaterale.
A fine novembre 2021 una giornalista è stata molestata mentre lavorava. Le immagini, riprese dal cameraman che la accompagnava, sono diventate subito virali. È seguita denuncia e racconto di altre molestie, verbali e fisiche, subite quella sera da Greta Beccaglia. Il collega in studio, che poi si è scusato, sembra non abbia capito la situazione suggerendole di andare comunque avanti e che tutto fa esperienza. In un secondo momento, dopo, poi… sembra aver capito.
Uno degli aggressori è stato identificato, interrogato, impalato sui social. Il suo avvocato ha tenuto a precisare che si tratta di un uomo che è sempre stato rispettoso delle donne e padre di una bambina. Si immagina che il suo timore fosse di essere rappresentato come un uomo non “per bene” e di essere assimilato a un delinquente, ovvero una persona che delinque, che viola la legge e commette un reato. Brutta cosa sentirsi braccati, non essere liberi di poter parlare e muoversi senza incontrare e scontrarsi con qualcuno che ti giudica (per l’aspetto, per l’abbigliamento, per il comportamento…) senza magari neanche conoscerti eppure sentirsi libero di dirti o farti qualunque cosa gli passi per la mente in quel momento. Che brutta sensazione davvero!
Gli esempi che si possono citare, purtroppo, sono innumerevoli. Sono stati scelti questi due perché subiti da due donne che hanno dimostrato, a testa alta, di avere una dignità suprema. Hanno affrontato la situazione e fatto sentire la propria voce “non filtrata” anche laddove hanno evitato apposta di parlare. Come le protagoniste medievali del libro di Frugoni, donne emerse da una folla negletta. Personalità eccezionali, capaci di rompere le barriere di un destino rigidamente segnato. Monache e regine, come Radegonda di Poitiers, scrittrici come Christine de Pizan, personaggi leggendari come la papessa Giovanna, figure potenti come Matilde di Canossa, donne comuni ma talentuose come Margherita Datini.
E tutte hanno scontato con la solitudine il coraggio e la determinazione con cui hanno ricercato la piena realizzazione di sé.
Donne medievali di Chiara Frugoni è un’opera monumentale, per contenuti, analisi e competenza. La parte narrativa è supportata da citazioni da fonti bibliografiche come da immagini di miniature, affreschi, ricami… Una narrazione che ripercorre gli stadi e le fasi della sempre troppo diffusa misoginia, a partire proprio dal “peccato originale”. Cosiddetto tale.
Un libro che è un monumento a nutrire l’intelletto. Di fondamentale valore culturale ed educativo.
Il libro
Chiara Frugoni, Donne medievali. Sole, indomite, avventurose, Società editrice ilMulino, Bologna, 2021.
L’autrice
Chiara Frugoni: ha insegnato Storia medievale nelle Università di Pisa, Roma e Parigi. Autrice di numerosi saggi, molti dei quali tradotti nelle principali lingue europee, oltre che in giapponese e coreano.