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La Concordia e noi: cronaca di un disastro italiano

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Non entreremo nel merito della tragedia della Costa Concordia, con gli errori imperdonabili del comandante Schettino, l’assurdo inchino davanti all’Isola del Giglio, pratica sulla quale ci sarebbe molto da discutere se non fosse che potrebbe sembrare un atto di sciacallaggio, e tutto ciò che abbiamo visto in quei giorni e negli anni successivi. Abbiamo assistito in diretta a un tipico disastro italiano, fra responsabilità mai davvero chiarite e colpe variamente assortite, errori diffusi e pericolose sottovalutazioni. Diciamo che la storia di Gregorio De Falco, a tal proposito, è emblematica: per come è stato trattato prima nel suo ruolo di capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno e poi da senatore. Conosco bene De Falco: è un uomo onesto, leale e di una coerenza quasi imbarazzante, rarissima in una società sempre più pirandelliana e pressoché introvabile nell’universo politico. Ebbene, De Falco ha pagato a caro prezzo per la sua lealtà, per il suo rispetto delle regole, per la sua rettitudine morale e per il suo non essersi mai piegato ad alcun diktat. Incarna un personaggio quasi romanzesco, tragico nella sua bellezza e per questo spesso isolato, ostacolato, reso ininfluente ed irriso. Per questo, pensiamo che la vicenda della Costa Concordia, oltre a essere una tragedia collettiva, costata la vita a trentadue persone, sia anche il dramma privato di un uomo perbene. Dieci anni dopo, infatti, non ci restano che i rimpianti, i rimorsi per ciò che sarebbe potuto essere e, invece, non è stato, la rabbia per le vittime, il consueto pilatismo che ci impedisce di mettere sotto accusa non tanto un comandante discutibile come Schettino quanto un modello di business, consustanziale al nostro assurdo modello di sviluppo, sempre improntato alla spettacolarità, all’eccesso, alla follia che talvolta può trasformarsi in catastrofe.
La Concordia costituisce, pertanto, lo specchio fedele del nostro fallimento, del nostro decennio perduto, della nostra crisi sociale, economica, civile e politica. Quella nave da crociera riversa su un fianco è la cartina al tornasole del nostro degrado, la rappresentazione plastica di una sconfitta che viene da lontano. Non sappiamo se si verificheranno in futuro altre sciagure simili, ci auguriamo vivamente di no, ma di sicuro non si è abbastanza riflettuto su cause e conseguenze di un incidente che non può lasciarci indifferenti.
Dieci anni e un Paese che non è mai tornato a bordo, che non ha saputo fare i conti con se stesso e con il proprio declino. Quanto a De Falco, lo hanno fatto passare per fesso, come troppo spesso accade alle persone perbene.

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