Nella giornata in ricordo per le vittime della Shoah una delegazione di Articolo21 si è recata presso la Grande Moschea di Roma per la cerimonia di consegna della targa del ventennale dell’Associazione.
Durante il discorso di apertura il dottor Abdellah Redouane, segretario generale dell’Istituto Culturale Islamico, ribadendo l’importanza del dialogo tra le diverse fedi, ha condannato con assoluta fermezza l’orribile aggressione di qualche giorno fa, patita dal ragazzino appartenente alla comunità ebraica di Giardini Altobelli di Venturina Terme, una frazione di Campiglia, sulla costa toscana.
“L’episodio d’intolleranza nei confronti del bambino ebraico di Livorno è un gesto abietto che va condannato senza se e senza ma”.
“Purtroppo ce ne sono tanti di questi casi in Italia nei confronti di persone che vivono nel silenzio questi drammi, di qualsiasi fede religiosa. Per questo – ha dichiarato Redouane – è importante l’azione dei Media nella divulgazione, non solo tenendo alti i riflettori ma anche spiegando cosa succede e perché. Spesso fatti del genere sono solo frutto d’ignoranza”
Nell’occasione ha espresso vicinanza e solidarietà a lui e alla sua famiglia, denunciando la cultura dell’odio, che va costantemente contrastata.
L’episodio ricordato da Redouane risale a Domenica scorsa, ben due giorni prima della ricorrenza della Giornata della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto, in cui un ragazzino di 12 anni è stato picchiato nel parco pubblico Altobelli, dove si trovava con altri coetanei e insultato da due ragazze poco più grandi di lui.
Il ragazzino è stato colpito con calci, pugni e sputi, sotto lo sguardo di altri ragazzi che non avrebbero fatto niente per aiutarlo. «Ebreo di m… devi morire nel forno» questa, una delle vergognose frasi detta da una delle due ragazzine. Rientrato a casa il giovane ha pulito il giubotto dagli sputi e raccontato ai famigliari l’accaduto.
Il giorno dopo suo padre ha presentato una denuncia nei confronti delle due ragazzine minorenni ed ora la vicenda è al vaglio della procura.
Durante l’incontro presso l’Istituto Culturale Islamico, la delegazione ha avuto anche modo di poter visitare la struttura progettata dall’architetto Paolo Portoghesi, che ad oggi è senz’altro il luogo di culto islamico maggiormente visitato insieme ad alcune associazioni culturali islamiche presenti nei diversi quartieri romani.
La Grande Moschea di Roma è la più grande Moschea d’Europa e può ospitare fino a 12.000 fedeli contemporaneamente. La costruzione è stata finanziata da diversi paesi islamici in particolare dal Re Faysal dell’Arabia Saudita e inaugurata nel 1995 dall’ambasciatore del regno del Marocco Zine El Abidine Sebti. In quell’occasione, l’ambasciatore disse: “La fondazione del Centro Islamico culturale a Roma non mira a propagandare l’Islam, ma a far conoscere la vera filosofia dell’Islam e la storia della civiltà araba e islamica e ad arricchire il dialogo e l’armonia fra i seguaci della religione musulmana e della religione cristiana”.
La sua costruzione ha richiesto più di vent’anni: la prima pietra fu posta nel 1984, (anno 1362 dell’egira), dieci anni dopo la prima donazione del terreno, alla presenza dell’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Secondo Paolo Portoghesi, una caratteristica essenziale dell’architettura islamica è di aver prodotto linguaggi molto diversi tra di loro, durante la diffusione nei paesi orientali. Per questo motivo, il progetto architettonico cerca un incontro con la storia e la tradizione locale, ad esempio attraverso l’utilizzo di materiali che generano colori tipicamente romani, come il travertino e il cotto rosato. Per lo stesso motivo, l’edificio prende spunto da più di un modello di moschea: quello “della foresta”, caratteristico del Magreb e della Grande Moschea di Cordova, nella Spagna meridionale; quello della moschea ottomana, esemplificato dall’architetto turco Sinān; quello della moschea persiana, caratterizzato dall’alternanza tra grandi corti e spazi aperti.
La delegazione ha potuto inoltre visitare i luoghi interni al Centro Islamico che annovera anche una biblioteca, una scuola di lingua araba, un centro congressi e collabora attivamente con numerose realtà accademiche e culturali, sia italiane che estere. Importante ricordare che il Centro Culturale Islamico è l’unico ente musulmano ad essere riconosciuto ufficialmente dalla Repubblica Italiana come dotato di personalità giuridica.
Ricordando i saldi principi espressi nella Carta di Assisi, il primo manifesto internazionale contro i muri mediatici, siglata anche dalla Grande Moschea di Roma nel 2019, l’associazione Articolo21 inisieme al dott. Abdellah Redouane, e l’Imam Nader Akkad ha espresso la volontà di futuri incontri e progetti volti alla promozione e al necessario potenziamento del dialogo interreligioso.