Nel settembre 2001, quando ci fu l’attentato alle torri gemelle, e gli USA attaccarono l’Afghanistan con il pretesto della caccia a Bin Laden, cercammo un modo per esprimere il nostro sgomento e la nostra indignazione.
Decidemmo di adottare l’ “ora in silenzio”, una modalità di manifestare già attuata diverse volte nella storia: per esempio dalle suffragiste statunitensi e dalle “donne in nero “ di Gerusalemme.
Poche settimane dopo, l’Italia entrava a pieno titolo nella coalizione che attaccava l’Afghanistan. I soldati italiani sono tuttora presenti, anche se anni fa Bin Laden è stato rintracciato e linciato dai marines USA. In Pakistan, non in Afghanistan, ma che importa?
“No alla guerra senza se e senza ma” dicevamo nel 2003, mentre Colin Powell agitava davanti ai delegati dell’ONU il simulacro di una fialetta di antrace. Lo stesso Colin Powell ammise anni dopo che si era trattato di una colossale montatura, ma ancora una volta l’Italia faceva “armi e bagagli” e partiva a fianco dell’alleato USA. I balconi dell’intera Italia si coprivano di bandiere arcobaleno, ma…gli ordini sono ordini. Grazie ad un gruppo di muratori acrobati dipingevamo coi colori della pace un muraglione genovese. I colori, un po’ sbiaditi, sono ancora visibili in via Dino Col.
Mentre trascorrevano le settimane, i mesi e gli anni; e l’impegno politico di molti di noi diveniva via via meno intenso, abbiamo spesso provato scoramento e delusione. Ma alcuni di noi continuavamo a sentire la necessità di denunciare il commercio delle armi, di richiedere la riconversione dell’industria bellica, di dimostrare la nostra solidarietà al popolo palestinese e a tutti gli altri popoli oppressi.
Siamo così rimasti in piazza, per vent’anni.
Nel 2011, alla cinquecentesima ora, erano in piazza con noi don Andrea Gallo e don Paolo Farinella. Il cantautore Gianmaria Testa ha partecipato alle nostre iniziative, con le sue canzoni ed una bellissima interpretazione del “Disertore” di Boris Vian.
L’attenzione nei confronti dei problemi della guerra diminuiva progressivamente; e il conflitto cominciava tristemente a far parte “del paesaggio”. Cercammo allora qualche modo di riportare l’attenzione sul problema. Per esempio “smontando” simbolicamente un costosissimo aereo F35 e consegnando le varie componenti ( con un simbolico” cartellino del prezzo “ attaccato agli ospedali San Martino e Gaslini, al teatro, alla comunità di San Benedetto, alla Caritas.
Oppure costruendo una gigantesca “Costituzione”, consegnata al comando militare di Genova.
O ricordando i civili (la stragrande maggioranza dei caduti) con una simulazione di morte al mercato.
Si è poi aggiunta alle varie guerre quella contro i migranti. “Disobbedire a Salvini” recitava un nostro striscione.
Oggi dice “porti aperti” , in attesa che l’atteggiamento del nostro paese verso chi fugge dalla guerra e dalla fame diventi quello degno di un paese civile; e che gli infami accordi con la Libia vengano denunciati e superati.
Il Palazzo Ducale, davanti al quale da allora ci ritroviamo ogni mercoledì dalle 18 alle 19, è un luogo particolarmente significativo non solo per la nostra città. È lì che si è svolto il G8 del 2001 che, insieme a migliaia di altri/e, avevamo contribuito a contestare.
Quando cominciammo non pensavamo che saremmo rimasti/e in piazza per vent’anni e che avremmo distribuito oltre 350.000 volantini. Ma ogni volta che pensavamo che “quella settimana” sarebbe stata l’ultima accadeva qualcosa che ci “costringeva a presentarci ancora una volta sui gradini del “ducale”. E abbiamo così raggiunto e superato la millesima ora, un record cui certamente non avremmo aspirato
Abbiamo espresso la nostra solidarietà a tutti i prigionieri di coscienza, tra cui Zaki ed Assange; e chiesto verità e giustizia per Giulio Regeni. Abbiamo aderito al progetto delle “Veglie contro le morti in mare”, manifestando sotto la prefettura per esigere soccorso immediato alle barche di migranti in difficoltà
Quella che si è tenuta mercoledì scorso è stata la 1024° . L’appuntamento sui gradini è per mercoledì prossimo alle 18.00.