“L’Italia è diventata un laboratorio per l’Europa” mi aveva detto a settembre nel faccia a faccia che avevamo avuto a Venezia durante la mostra del cinema, nello spazio della Fondazione ente dello spettacolo. “ Il Pnrr è una scommessa che non possiamo perdere, aveva aggiunto, perché il suo successo sarà la vittoria dell’Europa della solidarietà su quella del rigore, che sta osservando in silenzio e non vede l’ora di tornare. Sarà il rafforzamento degli europeisti sui sovranisti che in questo momento sono stati messi nell’angolo.” Amava l’Europa David Sassoli e ne voleva molta di più. Credeva che solo un maggior ruolo dell’Europa ci avrebbe messi al riparo da derive pericolose nazionaliste .
Amava i valori dei padri fondatori dell’Europa e credeva nel difficile esercizio della democrazia che è fatto di continua ricerca del dialogo, quel dialogo, che nei regimi totalitari non esiste. Non a caso era stato dichiarato persona non grata in Russia. Ci avevamo persino scherzato sopra con uno scambio di sms:Ti toccherà rinunciare a quella bella dacia in Siberia e optare a malincuore per una vacanza ad Ischia gli avevo scritto. Si rideva e si scherzava con David perché aveva una grande ironia. Quando nel 2009 annunciò a noi colleghi amici di volersi candidare al Parlamento Europeo, provai un senso di smarrimento e quasi di tradimento dopo tutte le battaglie fatte insieme per la completezza dell’informazione nel servizio pubblico.
Avevamo già attraversato stagioni burrascose al TG1 e affrontare quella che si stava delineando senza David mi faceva sentire indifesa. Ne siamo usciti infatti in tanti con le ossa rotte. David credeva nella libertà di stampa come colonna portante della democrazia e sentiva la responsabilità di essere un giornalista del servizio pubblico e di doversi battere per la completezza dell’informazione. E di battaglie ne ha fatte tante, sempre continuando a dialogare con chi non la pensava come lui. Ma anche la politica oltre al giornalismo è stata una delle sue grandi passioni coltivate in fasi diverse della sua vita. In tanti ricordano in queste ore la sua gentilezza.
E’ vero, David era una persona gentile, ma fermo nei suoi principi ai quali mai avrebbe derogato. La gentilezza come stile, ma la determinazione nel difendere i suoi valori, maturati in una famiglia cattolica progressista. Colpiscono i messaggi di condoglianze di tante persone che lo amavano senza averlo mai incontrato, spettatori ed elettori che si fidavano di lui e del suo sorriso, che non era mai ammiccamento. Quando era il conduttore dell’edizione di punta del Tg1 aveva molte ammiratrici perché David era anche bello. “Quanto sei fortunata” mi dicevano a quei tempi alcune amiche con gli occhi sognanti, ma io sapevo di essere fortunata perché David era un collega leale, un amico su cui potevo contare e con il quale condividevo gli stessi valori.