Sergio Lepri, maestro di giornalismo e di libertà, ci ha lasciati.
Direttore dell’Ansa dal 1962 al 1990, aveva 102 anni. Tra i fondatori di Articolo 21, per decenni in prima linea come giornalista, partigiano, antifascista, ha difeso strenuamente i principi e i dettami della Costituzione.
Oggi lo ricorderemo a Marzabotto nella prima giornata dedicata ai 20 anni della nostra associazione con il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana e Loris Mazzettii, portavoce di Articolo 21 Emilia Romagna, per poi celebrarlo il 27 febbraio nella serata ufficiale dei nostri vent’anni.
Nato a Firenze il 24 settembre 1919, per quasi trent’anni direttore della più importante agenzia di stampa italiana, nei suoi 102 anni ha visto cambiare il mondo. E in settantatré anni col tesserino in tasca ha visto mutare la professione che tanto ha amato e onorato. Fino in fondo.
Ha vissuto, e mai subito, il fascismo, partecipando alla seconda guerra mondiale, e dopo l’8 settembre del 1943 è entrato nella Resistenza prima col Partito d’Azione, poi col Partito Liberale.
Si è laureato in filosofia nel 1940. Al giornalismo è arrivato nel 1944, lavorando per il giornale clandestino fiorentino “L’Opinione“.
Tante le lezioni che ci ha lasciato e i moniti che non possiamo sottovalutare. Parole importanti come quelle in risposta a una domanda scomoda e spinosa… Il fascismo può tornare?
«Nulla torna. Tutto muta: anche la morale, i valori. La storia cambia ogni giorno. E va scritta con la “s” minuscola: perché è la storia di tutti noi, dei miliardi di esseri umani che abitano la Terra”.
Addio Sergio, Addio maestro.