Come era prevedibile l’udienza in Sudan per il caso di Marco Zennaro, l’imprenditore veneziano 47enne da aprile bloccato nel Paese a causa di una controversia commerciale degenerata in una contesa penale (poi archiviata), è saltata.
Il personale del tribunale è in agitazione e ha indetto uno sciopero per il 6 gennaio.
Il futuro di Zennaro è ancora appeso a un filo: le accuse penali contro di lui sono tutte cadute, resta in piedi solo uno strascico civile sufficiente però a impedirgli di lasciare il Paese africano e rientrare in Italia.
Oggi si è tentata un’ultima volta la via del dialogo fuori dall’aula. i legali delle parti dovrebbero cercare un accordo prima dell’udienza.
Era atteso a Khartoum anche Luigi Vignali, il direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie della Farnesina, che però non c’è l’ha fatta. A presenziare all’incontro l’ambasciatore italiano in Sudan Gianluigi Vassallo al quale è stato chiesto di garantire per conto del Ministero degli esteri almeno metà della somma relativa al valore dei trasformatori contestati. Questa sembra essere l’unica via per permettere la rimozione del travel ban che blocca l’imprenditore nel Paese.
Da circa tre mesi Zennaro aspetta di poter discutere il suo caso davanti al giudice, ma ogni volta un problema impedisce l’udienza: le proteste in strada, il maltempo che paralizza Khartum, l’assenza del magistrato o della controparte, una nuova memoria difensiva o un avvocato dell’accusa che subentra al precedente.