La citazione dei record è datata aprile 2018, era contro un giornalista, presentata da una importante Università Privata, la Pegaso, su cui era incentrata un’inchiesta di cronaca di poco tempo prima. Quel giornalista si chiama Nello Trocchia, chiamato nella pesantissima causa civile insieme al suo collega Corrado Zunino, a Repubblica e al gruppo L’Espresso. L’Università invece aveva chiesto la cifra da capogiro di 38 milioni di euro unitamente a 137 docenti della scuola, tutti presuntivamente danneggiati dall’articolo definito diffamatorio. Dopo tre anni e mezzo di una dura battaglia legale Trocchia e tutti gli altri convenuti nella causa sono stati considerati non responsabili dei danni richiesti perché i danni non ci sono stati affatto. Di questa lite infondata emblematica si parlerà lunedì 10 gennaio nel corso dell’incontro on line organizzato dall’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa sulle querele temerarie e in generale sulle azioni legali pretestuose contro i giornalisti italiani, nell’ambito del progetto Media Freedom Rapid Response al quale interverranno lo stesso Nello Trocchia, l’europarlamentare Sabrina Pignedoli e Graziella Di Mambro per Articolo 21. Nel corso dei lavori poterà un importante contributo la responsabile di Articolo 21 della campania Désirée Klain, autrice di un corto contro i bavagli ai giornalisti, presentato in anteprima al Festival Imbavagliati e ripreso in ambito internazionale.
Contro la SLAPP (strategic lawsuit against public participation), più nota in Italia come querela temeraria o querela bavaglio, si stanno muovendo da mesi le istituzioni europee: l’11 novembre scorso, l’Europarlamento ha votato a stragrande maggioranza una INI (relazione d’iniziativa), che invita la Commissione a prevedere sia misure legislative di contrasto e prevenzione, sia strumenti di supporto alle vittime; da parte sua, la Commissione ha già fissato per il 23 marzo prossimo la presentazione pubblica di una proposta concreta. Articolo 21 da tempo sollecita la definizione dell’iter legislativo contro le querele bavaglio insieme ad altre associazioni e soprattutto con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Nell’ultimo giorno utile per partecipare alla consultazione pubblica aperta dalla Commissione, OBCT e Articolo 21, intendono fare il punto sulla condizione dei cronisti italiani mettendo sotto i riflettori il caso Trocchia-Pegaso che incarna tutte le contraddizioni del sistema italiano circa la tutela della professione giornalistiche mettendo in luce la disparità esistente tra gli autori delle azioni legali temerarie, autorizzate dall’ordinamento italiano, e la posizione processuale dei cronisti chiamati in causa. Una sproporzione su cui finalmente la Commissione europea sta facendo luce. Sono decine i cronisti sottoposti a questo tipo di persecuzione ingiustificata e attuata per vie legali e non è più sostenibile il peso che questo tipo di iniziative hanno sul racconto della cronaca italiana e sulla libertà di informazione che limita l’accesso dei cittadini a conoscere i fatti di cronaca più rilevanti. Non è un caso che quel tipo di azioni vengano attuate principalmente da grandi gruppi economici, politici ed esponenti della criminalità organizzata.
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(nella foto Nello Trocchia)