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Cacciato dalla redazione dopo vent’anni di precariato

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La Commissione lavoro autonomo nazionale della Federazione della Stampa (Clan-Fnsi) esprime «vicinanza e solidarietà al collega Massimiliano Salvo», componente Clan per l’Associazione ligure dei giornalisti che dopo 10 anni di precariato e oltre 4mila articoli per il gruppo Gedi ha visto il suo contratto “sparire” dai radar. «Stessa sorte – spiega la Commissione – capitata al collega Valerio Tripi di Palermo, che con Repubblica lavora dal 1999. La loro colpa sarebbe quella di aver chiesto la stabilizzazione dopo anni di precariato. La loro storia, purtroppo, è la norma dentro e fuori le redazioni italiane: giornalisti precari senza diritti e tutele, pagati a pezzo e inquadrati come cococo o partita Iva in modo del tutto illegittimo. Questo accade nei grandi gruppi come nelle testate locali».

Mentre nelle pagine interne «si leggono articoli e inchieste ed editorialisti si indignano per le condizioni di lavoro dei rider – incalzano i rappresentanti dei giornalisti lavoratori autonomi –, ancora facciamo i conti con il comportamento inqualificabile di aziende editoriali che prima spremono i colleghi come limoni e poi risolvono il contratto nel momento in cui vengono avanzate richieste di applicazione del giusto contratto. Rivolgersi a un giudice del lavoro per ristabilire la giustizia nel mondo dell’informazione italiana, in cui 3 giornalisti attivi su 4 non hanno un contratto di lavoro stabile, rischia di essere una delle poche luci in fondo al tunnel del precariato. Massimiliano e Valerio si sono avvicinati al sindacato e hanno dato vita a un Coordinamento che ha provato a interloquire con l’azienda, anche tramite il Cdr, con scarsi risultati».

Da parte della Clan, quindi, l’appello «affinché l’Ordine dei giornalisti vigili sull’applicazione della Carta di Firenze, perché lo sfruttamento va denunciato e non coperto: il muro di silenzio deve cadere e coloro che svolgono ruoli di coordinamento devono prendere atto di far parte del problema. A loro chiediamo di essere parte della soluzione, come ai colleghi che ancora tentennano nell’avvicinarsi al sindacato. Uniti, contrattualizzati e non, possiamo ridare dignità al lavoro, affinché non esistano più rider sfruttati dentro e fuori il mondo dell’informazione».

Anche il governo, conclude la Commissione, «deve prendere atto di una situazione non più sostenibile e intervenire con decisione. La strada non può continuare a essere quella del sostegno improduttivo a imprese che pensano a distruggere il lavoro regolare e a sfruttare i precari. La concessione di risorse pubbliche deve essere condizionata al rispetto dei contratti di lavoro e della dignità delle persone. Il sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles, fermi lo scempio che gli editori stanno facendo dell’informazione e del lavoro».


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