È sicuramente importante valutare l’impatto della pandemia sulla salute mentale, molti studi hanno evidenziato che i livelli di ansia, depressione e stress, misurati durante il periodo di lockdown, sono risultati superiori rispetto a quelli stimati nella popolazione prima dell’emergenza sanitaria. La pandemia da Covid ha eroso profondamente il benessere mentale delle persone, provocando un’ondata pandemica di disagio psichico.
Un vasto studio, pubblicato su Nature, ha preso a campione oltre 8 milioni di chiamate a linee di assistenza telefonica in 19 paesi e regioni del mondo rilevando che la quantità di chiamate è aumentata del 35% durante la pandemia. Mentre un’indagine della Fondazione Soleterre e dell’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano ha evidenziato che il 17,3% degli adolescenti pensa al suicidio o a gesti estremi di autolesionismo. Sono infatti il 31% i minori che si sono rivolti ad uno specialista. Il 36% nella fascia dai 18 ai 24 anni.
In questo contesto di vera emergenza psicologica, un altro trauma è pronto a insidiarsi tra i più fragili, quello di dover rinunciare alle cure per ragioni economiche.
Nella Legge di Bilancio 2022, infatti, era stato proposto un Bonus Salute Mentale da 50 milioni di euro per aiutare economicamente le persone che decidono di rivolgersi a uno psicologo, uno psicanalista, uno psichiatra, uno psicoterapeuta.
Una proposta bipartisan che il governo non ha ritenuto così importante, tanto da non inserirla nella Legge di Bilancio. Eppure i dati dell’Istituto Piepoli parlano chiaro, il 27,5% dei pazienti che avevano intenzione di iniziare un percorso di salute mentale non ha potuto farlo per ragioni economiche.
Così la petizione lanciata su
change.org ha già raccolto oltre 250 mila firme, come a sottolineare che il tema non è relegato ad una minoranza della popolazione ma riguarda tutti.
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