Il primo gennaio, con lo scoccare di un nuovo anno, Furio Colombo festeggia due volte: perché è nato quel giorno, a Châtillon in Valle d’Aosta; e sono 91 le “primavere”. Auguri doppi, dunque.
Quand’è stata la prima volta che ci si è imbattuti in questo poliedrico personaggio, che si muove disinvolto tra redazioni di giornali e case editrici, aule parlamentari e luoghi del potere reale, cinema e industria? In qualche corso quando, assieme al suo grande amico Umberto Eco, al DAMS di Bologna era docente di teoria e tecniche dei media e del linguaggio radiotelevisivo? Oppure quando compare ne “Il caso Mattei” di Francesco Rosi, dove interpreta il ruolo di assistente traduttore di Mattei (una delle tante grandi interpretazioni di Gian Maria Volonté), lo scontro tra il fondatore dell’ENI e l’arcigno rappresentante delle compagnie petrolifere americane che non tollerano il “gattino” che vorrebbe mangiare un boccone della grande zuppa riservata agli enormi cani?
Comunque, molto prima dell’elezione a parlamentare, non saprei dire se del PDS o dei DS o quale sigla adottata dagli attuali PD: quando è già negli Stati Uniti, e racconta quel Paese nei lunghi reportages per “La Stampa” e gli altri mille giornali e riviste a cui collabora; anche prima di quel novembre del 1975, quando su “Tutto Libri” pubblica l’ultima intervista rilasciata da Pier Paolo Pasolini. Trovarlo dove non ti aspetti e invece, a ben pensarci è “naturale” sia lì: per esempio all’Istituto Italiano di Cultura a New York, negli anni della sua direzione uno dei momenti più scintillanti e “vivi”); oppure alla direzione di “L’architettura. Cronache e storia”, la rivista di fondata da Bruno Zevi; e l’amicizia con un altro grande irregolare architetto, Aldo Loris Rossi.
In uno dei posti d’onore della libreria, i suoi numerosi volumi, il giorno del suo compleanno, niente di meglio che prenderne uno, e tornare a sfogliarlo, rileggere magari le annotazioni a margine e vedere se hanno retto l’usura del tempo (le pagine di Colombo, quelle sì, sono cronache e storia insieme). L’ultimo forse è la scelta più “attuale”: in copertina reca un “NO” grande, immagini pronunciato con voce serena, calma, determinata. E poi: “l’opposizione di uno”. Per bizzarra associazione, viene in mente un passo del Talmud di Babilonia: “Chi salva una vita salva il mondo intero”. E’ ardita parafrasi: “Chi dice un NO salva il silenzio del mondo intero”? Il libro è appunto “NO”, pubblicato da “La Nave di Teseo”. Come spiega lo stesso Colombo, sono alcuni interventi parlamentari: “I temi, come il lettore constaterà, erano, in quegli anni: migranti, accoglienza, aggressioni razziste, espulsioni dei ROM, refezioni per bambini stranieri nelle scuole….Ho scelto il titolo ‘NO’ perché dico quasi sempre ‘NO’ in ciascuno di questi interventi…”.
E’ un “NO” più che attuale quello di Colombo, quando, con pochi altri (un altro parlamentare del PD, Angelo Sarubbi, mai più rieletto, e il gruppo radicale di allora), leva il suo NO al trattato di fraterna amicizia e piena collaborazione militare con la Libia di Gheddafi e più in generale il blocco dell’immigrazione, “con ogni mezzo”, dell’immigrazione di profughi e perseguitati. Questione più che attuale, come si vede.
Grazie a Furio, abbiamo anche un SI, di cui si può per una volta si può essere legittimamente orgogliosi: alla legge che istituisce il Giorno della memoria per la Shoah.