Trasformare il proprio dolore in azione, alzare lo sguardo dal proprio ombelico, non rassegnarsi al male che ha devastato la propria vita: è questo ciò che hanno saputo fare le comunità alle quali Articolo 21 ha voluto tributare un riconoscimento in occasione del suo ventesimo compleanno. Anche in Friuli Venezia Giulia, dove l’associazione è sbarcata cinque anni fa, esercitando sin dall’inizio attenzione e vicinanza alla famiglia Regeni e alla richiesta di verità e giustizia che da sei anni portano avanti assieme alla loro legale e a tutto il popolo giallo: quello che indossa il braccialetto, che si appunta la spilla, che espone lo striscione, che non smette di crederci. Per questo motivo la scelta della giornata in cui annunciare le iniziative per celebrare questi primi 20 anni non è stata casuale, non poteva che essere il 25 gennaio, anniversario della tragica scomparsa di Giulio; per questo una delle targhe non poteva che essere per loro: Paola, Claudio e Irene Regeni, Alessandra Ballerini e il Consiglio comunale dei Giovani di Fiumicello.
Il loro, come quello della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, destinataria di un’altra targa, è una sorta di contrappasso virtuoso, ha detto Beppe Giulietti intervenendo in mattinata a Trieste: sono realtà collettive che hanno scelto di prendersi cura degli altri, hanno preferito l’I care al me ne frego fascista, hanno scelto di essere partigiani e non indifferenti, per dirla con Gramsci, di non stare alla finestra ma di rimboccarsi le maniche, sapendo che il domani non è frutto della fatalità ma delle scelte personali di ciascuno e ciascuna di noi. Perché la responsabilità è indivisibile, risiede in questo “rispondere presente” che ognuno deve ripetere per se stesso: lo fanno i genitori di Giulio Regeni con tutto il popolo giallo non arrendendosi alla latitanza della politica, ai silenzi e ai depistaggi, sapendo che la loro battaglia non è solo per loro figlio ma per tutti i Giulio e le Giulia del mondo; lo fanno gli operatori della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, che accolgono le vittime più indifese di ogni guerra, i bambini e le bambine, e illuminano l’informazione che non li dimentica, perché dove c’è buio i diritti umani muoiono; lo fanno i volontari di Linea d’Ombra, l’associazione che ogni giorno con qualunque tempo e in qualunque stagione accoglie le persone provenienti dalla Rotta Balcanica che arrivano a Trieste dopo mesi se non anni di cammino e spesso di violenze: anche a loro, criminalizzati per il reato di solidarietà, Articolo 21 oggi pomeriggio ha consegnato una targa in segno di gratitudine.
Perché possiamo vivere il mondo così com’è, rinunciando al nostro compito, ma anche lavorare per crearlo come dovrebbe essere. Con la convinzione che l’unico mezzo per resistere alla crudeltà del mondo è la fraternità, i ponti al posto dei muri. È il mezzo che Articolo 21 ha scelto vent’anni fa quando è nata; è il mezzo che hanno scelto la famiglia Regeni, la Fondazione Luchetta e l’associazione Linea d’Ombra: allargare le braccia e costruire comunità. Perché Giulio, come Marco Saša Dario e Miran, continuano a fare cose, ma non possono fare tutto da soli. E i tanti intervenuti questa sera all’incontro “Pensieri, parole e musica per Giulio” hanno dimostrato che è proprio così.