Alla sala della Protomoteca del Campidoglio di Roma vi è stata la camera ardente di Sergio Lepri, cui hanno partecipato numerose persone, a partire dall’attuale direttore Luigi Contu dell’agenzia Ansa, che Lepri ha diretto dal 1961 al 1990. Partigiano, animatore del giornale clandestino del partito liberale, continuò l’esperienza giornalistica al Giornale del Mattino di Firenze con Ettore Bernabei (il futuro direttore della Rai), per poi assumere il ruolo di portavoce laico di un Amintore Fanfani democristiano sì ma di derivazione (allora) dossettiana. Azionista, profondamente democratico e legato a quella Carta costituzionale di cui la Resistenza aveva permesso l’elaborazione, Lepri si può davvero definire un maestro. Sia per la capacità di formare intere generazioni di professionisti, sia per la dirittura morale che gli è sempre stata riconosciuta e che ha segnato i discorsi di amaro commiato pronunciati durante l’austera cerimonia del commiato: dalle e dai nipoti Virginia Laura Emma e Martino, al presidente della Federazione della stampa Giulietti, a Silvia Garambois per l’associazione di giornaliste Giulia, a Fabio Pari in rappresentanza dell’Anpi cui era legatissimo, al direttore della radio Rai Andrea Vianello, a Maurizio Caprara assistente alla comunicazione dell’amministratore delegato della Rai, al citato Luigi Contu. In sintonia con la bella dichiarazione di cordoglio di Sergio Mattarella. Ha portato, alla fine, un saluto affettuoso il sindaco Gualtieri. Racconta la figlia Maria (seduta accanto ai fratelli Paolo e Stefano) un frammento emblematico dell’umanità del padre. Di fronte alla notizia della morte di David Sassoli, con cui vi era un antico rapporto di amicizia, Lepri aveva manifestato il dispiacere per la scomparsa di una persona così giovane, al cospetto dei suoi 102 anni. Purtroppo, qualche giorno dopo si spegneva. Chiunque abbia avuto a che fare con il mestiere dell’informazione ha letto e studiato i testi di una figura particolare, forse irriproducibile, testimone di un tempo che corre via veloce. Parliamo del tempo dell’informazione di qualità, costruita con rigore e precisione, fondata sulla ricerca della verità. E costruita sulla bella lingua, in cui ogni parola e ogni aggettivo hanno un significato peculiare da non violare attraverso utilizzi impropri. Proprio la sacralità della scrittura ha contribuito a rendere l’Ansa un’istituzione vera e propria, non solo per l’essere salita via via al quarto posto nel mondo tra le entità omologhe. Soprattutto, Lepri disegnò l’ex voce ufficiale Stefani (nata a Torino nel 1853)come riferimento autonomo e indipendente del e nel flusso delle notizie. Se l’ha scritto l’Ansa, si diceva e si dice tuttora, vuol dire che è vero.
Nell’età delle fake, dell’insopportabile strisciata dei talk televisivi, della dittatura dei social e degli algoritmi, la passione per la parola e la sua forza maieutica rimane un insegnamento eterno, un antidoto alla barbarie e all’omologazione. Eppure Lepri era tutt’altro che apocalittico davanti alle tecnologie. Anzi, proprio dalla sua
creatività sorse in largo anticipo l’archivio telematico e Internet entrò a pieno titolo nell’agenzia. Insomma, una lezione fondamentale: le tecniche sono necessarie, solo – però se sono sorrette dalla ricerca e dalla cultura. Guai all’analfabetismo funzionale, scriveva sul sito di Articolo21, alla cui attività partecipava ricoprendo il ruolo di garante della stessa associazione. Peccato che ci mancherà quell’intelligenza viva e acuta proprio ora, quando i robot e
l’intelligenza artificiale arrivano prepotenti. Tuttavia, nel corpo a corpo che ci aspetta tra esseri umani e macchine, la differenza starà proprio nello stile e nell’eleganza della scrittura. Insomma, nell’intelligenza non artificiale.