BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Una ennesima demagogica fake

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La Commissione UE NON ha assolutamente vietato  termini come “Natale” o perfino di chiamarsi #Maria.
Il Giornale (con una solita ennesima boutade) scrive di essere entrato in possesso e in esclusiva di un documento intitolato UnionOfEquality, dove verrebbero indicati «i criteri da adottare per i dipendenti della Commissione nella comunicazione esterna ed interna».
In verità, queste linee guida non sono nuove e ne esistono altre vecchie versioni.
Inoltre, la relatrice Commissaria per l’uguaglianza Helena Dalli ne parla sui social da ottobre 2021 e il Giornale difatti non allega alcun link, per cui questo documento di fatto NON esiste.
Si tratta SOLO di raccomandazioni con cui si invita, e non si obbliga, ad un uso consapevole, nelle relazioni interne dell’ufficio, delle parole da utilizzare per evitare involontari messaggi discriminatori.
▪️NON viene vietato il riferimento al «Natale» che negli esempi riportati nel documento non viene neppure citato.
▪️NON è presente una #discriminazione nei confronti dei nomi cristiani, perché il riferimento a «Christian name» tradotto correttamente è «nome del battesimo» ed  documento suggerisce di usare un “nome proprio” anziché “nome di battesimo”.
▪️Il documento NON vieta l’uso del nome “Maria” ma altri nomi come Malika.
La commissaria europea all’Uguaglianza, Helena Dalli inoltre ha ritirato queste linee guida ad uso SOLO INTERNO.
“La mia iniziativa di elaborare linee guida come documento interno per la comunicazione da parte del personale della Commissione nelle sue funzioni aveva lo scopo di raggiungere un obiettivo importante: illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini europei”.

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