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foto del gruppo di Resq sul palco alla fine dell'evento

Un anno nel bene e nel mare. Sei ore per ResQ

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«“Mamma, mamma… mamma sono vivo”. È una frase che vale una vita intera. Che vale una fatica intera». Si potrebbe riassumere con le parole di Cecilia Strada, responsabile della comunicazione di ResQ People Saving People, la giornata organizzata il 12 dicembre al Base di Milano, una giornata per chiamare a raccolta vecchi e nuovi amici e per ricordare che se un anno fa – esattamente il 13 dicembre 2020, in piena pandemia – il sogno era fare una nave, quest’anno il claim è stato “Un anno nel bene e nel mare”. Perché la nave, la ResQ People, da questa estate naviga nel Mediterraneo centrale e nel corso delle prime due missioni ha fatto sbarcare in un porto sicuro 225 persone, fra cui molti minori, il più piccolo di soli 8 mesi.

«La cosa straordinaria che ha fatto ResQ è far dire alle persone ho fatto parte di una cosa grande. Ho fatto parte di una cosa che finisce nella parte giusta dei libri di storia», aggiunge Cecilia Strada. «Oggi ho sentito tante storie che conoscevo già ma che mi emozionano sempre. In questa sala c’è una bambina che avrebbe potuto non essere qui con noi, se non ci foste stati tutti voi che avete donato a ResQ e non avessimo fatto le nostre missioni di salvataggio. Quando ho visto questa famiglia, con questa bambina, entrare in questa sala, vi assicuro che mi sono emozionata, ancora una volta. Noi questo vogliamo fare, salvare vite. E sono questi i momenti in cui ti rendi davvero conto di ciò che significa». Ha aggiunto poi Cecilia Strada a conclusione del suo intervento, con grande emozione per tutti i presenti in sala e i collegati.

La famiglia di cui parla Cecilia è quella di David. Francesco Malingri, che ha partecipato nell’equipaggio della prima missione della ResQ People, dice: «Per noi che andiamo per mare, la cosa che più spaventa è morire in acqua». Francesco ha portato in salvo David e la sua famiglia, la moglie e la figlioletta. David era partito nove anni fa dalla Costa d’Avorio, per poi attraversare Ghana, Niger, Mali, Libia. «Avevamo molta paura di metterci in mare, ma la condizione di partenza era terribile, quindi l’unica opzione era partire e attraversare il Mediterraneo». Queste le sue parole.

 

L’evento, una maratona di 6 ore in diretta su Facebook e YouTube, a differenza dello scorso anno ha avuto anche il pubblico in presenza.

Molti gli amici che hanno risposto all’appello del Presidente onorario di ResQ – People Saving People, Gherardo Colombo, e del Presidente Luciano Scalettari. Sul palco anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala: «Noi dobbiamo avere la forza di essere lucidi e giudicare le cose per come stanno, prendere posizione. La cosa che più mi spaventa di questi tempi moderni è che tutto è semplificato. Fenomeni come quelli di cui parliamo sono parte di qualcosa di più complesso. Il vostro impegno nei fatti è qualcosa di cui io da sindaco di Milano sono molto orgoglioso. Vi prometto di essere sempre al vostro fianco. Le vite si salvano, tutto quello che si può fare per salvare la vita che è sacra bisogna farlo».

Durante le sei ore si sono susseguite testimonianze di chi il salvataggio lo ha vissuto da naufrago e chi invece da soccorritore. Molti anche i grandi e piccoli donatori che hanno raccontato il perché abbiano cominciato a “salire a bordo” di ResQ anche con soli 10 euro. E molti gli amici che già da tempo sostengono la causa. Prima con Danilo De Biasio e poi con Massimo Cirri e Sara Zambotti alla conduzione, aiutati anche da Lella Costa, hanno parlato fra gli altri Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni: «Mio figlio è stato ucciso a Gaza nell’aprile del 2011, 10 anni fa. Vittorio ci ha lasciato queste importantissime parole: “Io non credo nei confini, nelle barriere o alle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente da longitudini e latitudini, alla stessa famiglia”». Mauro Biani, da sempre vicino a ResQ, ha parlato attraverso le sue vignette e ha aggiunto che «l’artista ha una responsabilità, perché ha visibilità. E chi ha responsabilità deve prendere una posizione». Francesca Fiore e Sarah Malnerich, creatrici del blog “Mamma di Merda”, hanno sottolineato: «Qualcuno ha detto che è un tema divisivo. Ma come si può essere divisivi di fronte a una persona che annega? Per noi non c’è niente di divisivo nel salvare una persona che sta affogando, se noi fossimo al posto loro vorremmo essere salvati. Al di là della strumentalizzazione politica, quando sei lì, cosa puoi fare? Salvare». «Siamo tutti convinti di essere sulla stessa barca, in realtà siamo solo nella stessa tempesta», hanno aggiunto Maura Gancitano e Andrea Colamedici, filosofi e scrittori, fondatori del seguitissimo progetto Tlon. «Infatti, stiamo affrontando una tempesta ciascuno sulla propria barca. Allora la cosa migliore ci è sembrata quella di costruire qualcosa che assomigliasse a una barca comune, per non avere l’arroganza di sentirsi sulla stessa barca mentre invece siamo solo nella stessa tempesta: perché qualcuno l’ha affrontata in uno yacht, altri su una zattera». E ancora: «È importante che ci ricordiamo cosa succede in mezzo al mare o nelle altre crepe dell’Europa. importante che la filosofia sottolinei queste atrocità e sottolinei l’importanza di essere coerenti con i principi dell’Europa. L’importante è che ci ricordiamo che la ragione per la quale ci troviamo in questa situazione è l’indifferenza delle persone che governano l’Europa e che fa sì che certi problemi non vengano discussi e certi principi non vengano applicati».

Da Napoli, dove vive e lavora, si è collegato Ali Sohna. Ali è originario del Gambia. È arrivato in Italia partendo dal suo Paese, poi il Senegal, il deserto, la Libia, il carcere, la paura, e durante la traversata del Mediterraneo la sua barca è naufragata. Nel naufragio ha perso il fratello. A Napoli ora si occupa di mediazione culturale anche attraverso il teatro civile. «Se non mi avessero salvato, questo sorriso sarebbe spento. Oggi sto vivendo la vita di mia madre e mio fratello. ResQ sta salvando dei sorrisi, sta salvando delle storie». È intervenuta, poi, Marina Castellano, infermiera, una lunga esperienza in contesti umanitari. Ha partecipato alla prima missione della ResQ People, dove sono state salvate 166 persone. Alla domanda su quali fossero stati i momenti più intensi di quei giorni, Marina ha detto: «La cosa più emozionante di questa missione è stata quella di vedere tante persone del team con la voglia di salvare vite e salvare persone. Un momento drammatico è stato quando i libici ci hanno portato via i naufraghi prima che arrivassimo noi».

Sempre dal palco le ha fatto eco Gad Lerner: «Questa è la comunità solidale di quelli che non vogliono essere complici di un crimine di Stato. Rimandare a forza in Libia chi fugge, quando le Nazioni Unite dicono che così facendo si stanno commettono crimini contro l’umanità, è un crimine di Stato. Se lo facesse chi deve farlo, questo lavoro di salvataggio, non ci sarebbe bisogno del nostro intervento. Ma essere complici di quanto avviene ci dà fastidio. È vergognoso che Frontex, l’istituzione europea che sarebbe dedicata a sovrintendere i flussi migratori, sorvegli invece che i libici se li portino via».

Al Base di Milano è venuto a dare il suo contributo anche Paolo Maldini, già capitano del Milan e ora Direttore sportivo rossonero. Già lo scorso anno aveva espresso l’importanza di essere parte di un qualcosa che stimolasse le coscienze, e ha voluto aggiungere: «Al mondo ci sono un sacco di persone buone, ma ci vuole qualcuno che faccia emergere quella cosa, e voi fate questo».

Tutti gli interventi sono focalizzati sull’importanza di salvare una vita, prima di ogni altra cosa. Tendere la mano a chi è in difficoltà. Lo hanno ribadito anche Fiorella Mannoia e Paola Turci: «L’assurdità è dover parlare di questo. Dover ribadire che la vita umana va salvata. Ci stiamo abituando ai morti in mare, ai morti sulle spiagge, alla gente al freddo, vediamo le immagini e ce ne dimentichiamo. Ci abituiamo, come alla pioggia», ha sottolineato Mannoia.

«Gente che salva altra gente, senza distinzione», ha aggiunto Paola Turci. «Perché non esiste alternativa tra salvare e non salvare. Noi siamo l’equipaggio di terra, e quindi dobbiamo muoverci. Io credo che abbiamo tutti un obbligo morale verso gli altri. E se non lo abbiamo, questo mondo non andrà avanti per bene. Dobbiamo essere umani. Se incontriamo qualcuno che cade per strada, che facciamo? Tiriamo dritto?”.

Durante la giornata è stata ribadita l’importanza di aver creato una rete di Amici dell’Associazione: enti, associazione attive sui territori e realtà che fin da subito hanno risposto all’appello. Cecilia Guidetti, responsabile della Rete di ResQ, nel suo intervento ha sottolineato la loro straordinaria partecipazione: «Una rete che oggi è fatta da più di 90 organizzazioni, associazioni e equipaggi di terra costituiti da gruppi di persone e amici che hanno detto “siamo qui, cosa possiamo fare insieme? Questa rete è stata una forza pazzesca, tantissime persone intorno a noi erano pronte a salire a bordo. Un piccolo esempio di quello che si può fare per ResQ. Siamo in tanti ed è anche grazie a loro che stiamo riuscendo ad arrivare a tante persone».

Luciano Scalettari, insieme ai vicepresidenti Lia Manzella e Corrado Mandreoli – quest’ultimo in collegamento dalla ResQ People nel porto di Siracusa – hanno lanciato un appello: «Il 2021 è stato incredibile, abbiamo dato anima e corpo, ma ora bisogna che ResQ diventi maggiorenne. Significa che abbiamo bisogno che l’organizzazione vada a regime, con stabilità economica, una struttura di volontari più articolata e strutturata. Abbiamo bisogno di ciascuno di voi».

Quindi, bisogna tornare in mare? Sì, e non solo perché lo dice la nostra coscienza, ma anche la nostra Carta Costituzionale: «Alla fine il discorso è riconducibile tutto alla nostra Costituzione, secondo la quale tutte le persone sono degne e lo sono tanto quanto le altre. Chi non gode delle nostre stesse libertà nel suo Paese ha diritto di essere accolto, e noi quindi abbiamo il dovere di accoglierlo». Lo ha ricordato Gherardo Colombo, a conclusione della giornata.

Per sostenere la ResQ People: https://support.resq.it/donazione

Un grazie speciale a tutte le amiche e gli amici che sono intervenuti, eccoli in ordine sparso: Egidia Beretta, Mauro Biani, Massimo Cirri, Andrea Colamedici, Gherardo Colombo, Lella Costa, Danilo De Biasio, Francesca Fiore e Sarah Malnerich/Mamma di Merda, Maura Gancitano, Cecilia Guidetti, Giovanni Guidi, Tommy Kuti, Gad Lerner, Fiorella Mannoia, Lia Manzella, Peppino Mazzotta, Luca Paladini, Alberto Riva, Pif, Giuseppe Sala, Giammarco Sardi/Mambo, Luciano Scalettari, Giovanni Soldini, Cecilia Strada, Saverio Tommasi, Paola Turci, Paolo Maldini, Vauro, Dario Vergassola, suor Giuliana Galli, Sara Zambotti, Matteo Zuppi, Francesca Mineo, Corrado Mandreoli, Elisabeth Grassonelli Maso Notarianni, Marina Castellano, Silvia Artioli, Fabrizio Tonello, Stefano Mauri, Ilaria Jovine, Roberto Mariotti, Roberto Vertemati, Cecilia Guidetti David Dagnon, Ali Sohna, Enrico Pergolesi, Giorgio Righetti, Alessandro Pagano, Luca Paladini, Fausto Raciti, Matteo Lorenzoni, Marta Piras, Filippo Scianna, Giuseppe Sala, Anna Grisi, Alessandro Sergi, Maria Carla Barbarito, Mia Buzzi, Camilla Romanò, padre Carlo D’Antona.

 ResQ è un’associazione italiana senza scopo di lucro fondata nel dicembre 2019 per mettere in mare una nave di ricerca e soccorso e testimoniare quanto accade nel Mediterraneo centrale. ResQ agisce nel pieno rispetto delle leggi e delle Convenzioni internazionali e secondo i principi imprescindibili e non negoziabili di umanità, imparzialità, indipendenza e neutralità. La ResQ People è salpata per la prima volta il 7 di agosto 2021 e in due missioni ha già salvato 225 persone, il più piccolo aveva otto mesi.

 


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