SLAPP: dialogo aperto con la Commissione Europea

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“Siate innovativi e concreti!”: non poteva essere più appassionato e diretto l’invito di Věra Jourová, la vicepresidente della Commissione Europea che giovedì 25 novembre ha aperto la giornata di lavori sulla SLAPP. Convocata per raccogliere informazioni su come si sviluppa il fenomeno delle liti temerarie nei diversi stati membri e per fornire alla Commissione suggerimenti sulle misure da adottare per contrastare questo abuso giuridico che ostacola la partecipazione democratica, la giornata è stata guidata da un terzetto di funzionari della Direzione Generale Giustizia della Commissione, che hanno facilitato un dibattito molto concreto e partecipato.

“L’incontro con voi – ha confermato Andreas Stein – è un momento fondamentale del processo che porterà la Commissione a presentare misure concrete in primavera”. Si parla di una direttiva e di una raccomandazione, le intenzioni sono molto chiare, ma “ci sono alcune questioni tecniche” – o meglio, tecnico-legislative – “da risolvere, come il restringimento dell’accesso alla giustizia e il suo bilanciamento con il diritto alla libera espressione”.

L’impegno della Commissione contro ogni abuso giuridico che a livello nazionale e transnazionale limiti l’attività di giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani, è una promessa che, dopo l’ufficialità nel Democracy Action Plan a dicembre 2020, negli ultimi mesi è stata ribadita più volte, trovando un’importante spinta nell’INI, relazione di iniziativa, del Parlamento Europeo approvata a larghissima maggioranza l’11 novembre scorso. Per questo, all’incontro di giovedì sono stati invitati gli europarlamentari che ci hanno lavorato.

“L’unico modo per risolvere la questione – ha confermato Roberta Metsola, l’europarlamentare maltese che insieme a Tiemo Wölken ha guidato i lavori dell’INI sulla SLAPP incontrando vittime e organizzazioni in tutta Europa – è che le istituzioni lavorino insieme agli stakeholder. Abbiamo passato mesi ad ascoltare tutti, e a cercare di convincere i nostri colleghi all’Europarlamento che la nostra iniziativa andava appoggiata, e ora abbiamo il via libera”.

Il testo adottato dall’Europarlamento (“Rafforzare la democrazia, la libertà di stampa e il pluralismo dei media in Europa: l’abuso di azioni civili e penali per zittire giornalisti, ong e società civile”) non riguarda tanto le iniziative legislative, ma le azioni preventive, per cui alla Commissione si chiede di intervenire perché le liti temerarie possano essere archiviate in fretta, introducendo sanzioni per i querelanti molesti. Le richieste concrete dell’Europarlamento sono chiare: ci vogliono fondi per investire nella formazione dei giudici e degli avvocati, perché riconoscano i casi in cui la libertà di espressione e il diritto all’informazione siano da tutelare da cause temerarie.

All’europarlamentare maltese, la vicepresidente Věra Jourová ha replicato in piena sintonia: “Voglio ribadire il fatto che quando parliamo di proposte, anche noi pensiamo a misure pratiche, parliamo di finanziamenti, di strumenti di difesa concreti che siano da finanziare il prima possibile, anche prima che arrivino le misure legislative”. In ogni caso infatti, una direttiva avrebbe tempi lunghi di adozione nei diversi paesi, mentre l’intento di tutti resta quello di contrastare le SLAPP da subito.

“Perché non pensiamo a delle polizze assicurative che possano tutelare anche i freelance visto che le testate non coprono le loro spese legali?”, ha suggerito la vicepresidente.

Questo il registro di tutta la giornata di lavori, che fino alle quattro del pomeriggio è proseguita fra testimonianze e suggerimenti, proposte, idee e contributi dai diversi paesi europei.

Insieme a una quarantina di organizzazioni e sindacati da tutta Europa, anche OBCT ha dato il suo contributo, intervenendo ad esempio nel presentare le misure già presenti nella legislazione italiana, come l’articolo 96 del codice di procedura civile, che identifica e sanziona la lite temeraria, condotta in malafede, ma lo può fare soltanto alla fine del processo. “Prima o poi, il sistema giuridico riconosce la buona fede del giornalista o il diritto dell’attivista a diffondere un certo tipo di informazioni – abbiamo sottolineato – ma è proprio in questo poi che si nasconde l’effetto censorio della SLAPP. Mentre la vittima viene assolta, magari dopo anni di processo, che è accaduto nel frattempo alle informazioni messe a tacere?”.

Si sono sentite le voci di Atlas of Hate, un’associazione polacca per i diritti LGBT, e di EFJ, la federazione europea dei giornalisti; hanno parlato quelli di IPI, International Press Institute e del CCBE, l’associazione europea degli avvocati; Sarah Clarke di Article 19 e Dirk Vorhoof, esperto di diritto che si occupa di libertà di espressione all’università di Ghent; e poi Giulia Lucchese del Consiglio d’Europa, che ha annunciato un’iniziativa del CoE per istituire un gruppo di esperti incaricato di stilare una raccomandazione entro il 2023.

Da parte sua, la vicepresidente ha ricordato come la Commissione porti anche avanti il dialogo con gli Stati Membri, confrontandosi con i ministri della giustizia dei vari paesi, e ha elogiato l’iniziativa della Germania, che nell’accordo di coalizione fa esplicita menzione del contrasto alle SLAPP. “Purtroppo le reazioni dei diversi ministri sono diverse – ha riferito la Jourová – ma questo non ci spaventa, visto che ci ricorda quanto era avvenuto per un’analoga iniziativa a sostegno dei whistleblower”.

Che i governi dei singoli paesi vogliano impedire l’adozione di misure efficaci anti-SLAPP da parte dell’Unione Europea è del tutto comprensibile, visto che – in Italia, come in Polonia, e in Croazia e in tanti altri paesi – a far abbondantemente ricorso alle liti temerarie sono proprio gli esponenti dell’esecutivo e dei partiti di maggioranza, e in genere i detentori del potere che tentano di imbavagliare le critiche.

“Vogliamo tuttavia presentare la combinazione più ambiziosa di misure di vario genere – ha insistito la vicepresidente – affinché si possa difendere la libertà di espressione pur senza limitare troppo il diritto di accesso alla giustizia”.

Per stimolare la discussione e raccogliere suggerimenti concreti, sono stati ricordati gli obiettivi di queste misure, che intendono proteggere giornalisti e difensori dei diritti umani dall’abuso e dagli effetti delle SLAPP:

1)sviluppare un concetto comune in tutta l’UE, adottando criteri comuni di definizione e di contrasto
2)assicurarsi che esistano sia procedure concrete di archiviazione rapida dei casi sia strumenti concreti di difesa per le vittime
3)costruire consapevolezza e competenza sia tra i professionisti del diritto sia tra i cittadini, e potenziali vittime
4)assicurarsi che siano conosciuti e accessibili gli strumenti di sostegno alle vittime
Nello spirito di concretezza che ha pervaso la giornata di lavori, è stato sottolineato più volte il bisogno di coinvolgere i protagonisti, di sentire le vittime, di dare voce a chi ha subito o subisce questo tipo di intimidazioni. Oltre ad una consultazione mirata diretta a giudici e ai membri della magistratura, la Commissione ha aperto fino al 10 gennaio una consultazione pubblica rivolta a tutti: “Aiutateci a dire che cosa dobbiamo fare”, hanno ripetuto i funzionari.

Di qui l’invito a giornalisti, attivisti, avvocati, difensori dei diritti umani, organizzazioni per i diritti civili, e anche semplici cittadini, a rispondere ad un questionario : si tratta di 18 domande, alcune a risposta multipla, altre con spazio per un contributo descrittivo, che hanno l’obiettivo di farsi raccontare dai protagonisti la situazione “sul campo”. Domande dirette, domande concrete, della serie: conoscete casi di SLAPP? Chi sono le vittime? Chi sono gli autori? Sapete di casi in cui la querela è solo minacciata? Quali sono le conseguenze per chi riceve una querela temeraria? Che cosa dovrebbe fare l’Unione Europea? Di che cosa avrebbero bisogno le vittime?

“Ci siamo accorti che non c’è molta consapevolezza sul diritto dei cittadini ad essere tutelati dalle cause pretestuose – ha detto una funzionaria – per cui è anche importante raccogliere i dati, fare monitoraggio, per capire il fenomeno e come si evolve”.

In attesa che gli addetti trovino le “soluzioni creative” sollecitate dalla Jourová per potersi destreggiare tra l’articolo 114 e l’articolo 81 del Trattato dell’Unione, non resta che diffondere il più possibile l’invito a contribuire alla consultazione, disponibile in tutte le lingue d’Europa, per far sentire la voce delle vittime, raccontare casi concreti, avanzare suggerimenti e proposte. L’accesso al questionario prevede una registrazione molto semplice, anche solo tramite account facebook.

 

(da balcanicaucaso.org)


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