Vedere Patrick sorridere domenica sera a “Che tempo che fa”, dopo 22 mesi in cui avevamo potuto solo immaginarlo solo attraverso l’immagine realizzata da Gianluca Costantini e da altri disegnatori, è stata un’emozione incredibile. Durante l’intervista, Patrick ha trasmesso tutta l’esuberanza e la voglia di recuperare 22 mesi persi in una cella.
Le parole di Patrick confermano quanto Bologna abbia costituito motivo di rimpianto e nostalgia ma anche un fortissimo stimolo a resistere, a immaginare il futuro, a progettarlo malgrado l’incertezza.
La sua scarcerazione provvisoria è stata un evento di grande importanza. Ha dato senso a una campagna che ha visto protagonisti soprattutto la città di Bologna in tutte le sue componenti, la società civile, l’associazionismo, il mondo dell’informazione.
Ma non pensiamo che sia tutto finito. Non iniziamo a preparare i festeggiamenti. Non stappiamo anzitempo le bottiglie di champagne messe da parte per il momento buono. Non pensiamo che l’azione diplomatica sia terminata.
Quel momento buono, in cui il provvisorio possa diventare permanente, deve passare attraverso un’udienza: quella del 1° febbraio, di fronte a un tribunale d’emergenza.
In questi 22 mesi abbiamo sempre detto di temere il peggio ma di sperare il meglio. La speranza ha preso concretezza. Vogliamo tutte e tutti rivedere Patrick libero e a Bologna. Continuiamo a lavorare, con intelligenza e passione, come abbiamo fatto fin qui. Pronti a esultare e ad abbracciare il sorriso visto domenica sera in televisione, ma nel momento buono.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21