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“No all’estradizione di Assange”. 12 dicembre presidio Rifondazione Comunista a Roma

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La risposta pubblica giunge da un appello lanciato questa mattina da Maurizio Acerbo, Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, che ha organizzato per domani, domenica 12 dicembre un presidio Piazza della Rotonda (Pantheon) a Roma, per protestare contro la decisione di “permettere” l’estradizione negli Stati Uniti, del giornalista Julian Assange, dove rischia una condanna a 175 anni di carcere. «Uniamo le voci per tornare a chiedere che Assange non venga estradato – afferma il Segretario. Non possiamo tacere di fronte alla sentenza dell’Alta Corte britannica». Al presidio, interverranno giornalisti fra cui Stefania Maurizi, autrice del libro “Il potere segreto”, parlamentari in carica ed ex ex parlamentari. «Il “reato” di cui si è reso colpevole Assange – riprende il Segretario – è quello di aver indagato e rivelato con prove attraverso Wikileaks, i crimini commessi nelle guerre occidentali. La Gran Bretagna negò l’estradizione del generale golpista Pinochet e intende autorizzare quella di un giornalista? Rilanciamo la mobilitazione anche in Italia per chiedere la liberazione di Julian Assange dopo il no di governo e Camera dei Deputati alla mozione». Da quanto appreso i giudici britannici hanno considerato veritiere le rassicurazioni sul trattamento che subirà in carcere il giornalista una volta estradato. Si teme infatti fortemente il suo suicidio e la sua salute è costantemente a rischio. Da Washington è giunta la “promessa” che l’eventuale condanna non potrà superare i 6 anni di detenzione. Resta una flebile speranza. L’Alta Corte ha ribaltato infatti la sentenza di primo grado e il caso verrà ancora rinviato ad un tribunale di grado inferiore in cui la difesa del giornalista australiano presenterà ricorso. Ma c’è da ricordare che pochi mesi fa erano emerse rivelazioni per un tentativo operato dall’intelligence USA per uccidere nel 2017 Assange, non basta sperare nella discontinuità derivante dal fatto che non è più Trump a dominare alla Casa Bianca. Ci opponiamo con tutte le forze ogni volta che regimi giustamente considerati autoritari, violano la libertà di stampa, diviene ancora più inaccettabile apprendere che questo possa avvenire in Paesi che hanno fatto di tale valore una propria caratteristica. E viene da pensare che a forza di “esportare democrazia con le bombe”, in Europa e negli Usa ne sia rimasta ben poca


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