“Basta morti sul lavoro..” Questo l’appello di Papa Francesco durante la messa della vigila di Natale.
Le sue parole, ferme e compassionevoli, non sono una fiammata improvvisa e imprevista, ma la logica conseguenza di un percorso che segna la sua esperienza pastorale.
L’appello di ieri è strettamente collegato alle parole pronunciate a Lesbo contro i muri della paura e del razzismo, a quelle contro gli “scarti umani gettati nei cassonetti agli angoli delle strade”, all’appello rivolto all’Unione Europea affinché apra i cuori e le menti ai rifugiati che premono sui confini perché scappano da guerre, fame e terrore..
Francesco oltre ad alzare il suo “Basta” contro le morti sul lavoro ha anche elogiato la dignità di un’occupazione sicura, stabile, retribuita in modo degno.
Le sue parole discendono dai Vangeli, dalla dottrina sociale della Chiesa, ma ripercorrono anche, con puntualità e forza profetica, l’impianto valoriale che è l’impronta della nostra Costituzione.
Le sue parole, come sempre, sono state accolte con ossequio formale, ma forse alle istituzioni pubbliche e ai governanti, e non solo in Italia, spetterebbe qualcosa di più.
Alle parole di Francesco bisognerebbe replicare assumendo centinaia di ispettori, disseminandoli nelle zone a rischio, punendo chi non rispetta “le vite degli altri”, colpendo ogni forma di caporalato e di sfruttamento della dignità delle persone.
Altro che “morti bianche”, quasi ad evocare una morte innocente, casuale, senza responsabilità, queste sono morti sporche, sporchissime perché , spesso, discendono da incuria, da mancanza di rispetto, dal desiderio di un guadagno rapido e senza tanti scrupoli, dal cinismo di chi sfrutta le vite precarie per accumulare denaro.
Queste sono state le ragioni che ci hanno portato ad aderire alla campagna per non usare più l’espressione “morti bianche”, per dare sempre un nome alle vittime, per raccontare le loro storie, per non lasciare sole le famiglie.
Appello ripreso in questi giorni dal presidente di Articolo 21 durante la trasmissione “prima pagina” su Radio Tre.
Questa campagna fu lanciata anni fa da Raffaele Siniscalchi, giornalista, scrittore, autore, dirigente Rai, sempre dalla parte degli ultimi e che volle che il sito di Articolo 21 diventasse un faro acceso sulle morti sul lavoro, sul precariato, sullo sfruttamento.
Le parole di Francesco lo avrebbero reso felice, perché Lui, socialista convinto, credeva davvero in una rinnovata alleanza tra credenti e non credenti nel segno della liberazione dal bisogno e dai ricatti.
“Basta morti sul lavoro” sarà uno dei ponti da costruire insieme, credenti, non credenti, diversamente credenti.
Noi di Articolo 21 ci saremo.