Arriva oggi all’ultimo grado di giudizio la vicenda del boss Giovanni Battista Ventura, autore di pesantissime minacce contro il giornalista e Presidente di Articolo 21 Paolo Borrometi. Come si sa il 17 giugno 2020 la corte d’Appello di catania aveva riconosciuto Ventura colpevole del reato di tentata violenza privata con metodo mafioso nei confronti di Borrometi, sentenza che la difesa chiede di cassare.
“Ti scippo la testa, sarò il tuo peggiore incubo”. Sono le parole terribili pronunciate da Giovan Battista Ventura. Frasi dettate dal fastidio per le inchieste di un giovane giornalista scomodo e dall’arroganza derivante da un atteggiamento di tipo mafioso. Questo è accaduto a Paolo Borrometi, destinatario delle minacce di Giovan Battista Ventura, da tutti chiamato Titta, che, appunto, in secondo grado è stato condannato a un anno e dieci mesi di reclusione. Il giornalista, costretto a vivere sotto scorta dal 2013 e impegnato da anni a difendere i colleghi minacciati in tutta Italia, non ha mai smesso di essere nelle udienze a confermare l’esigenza di giustizia non solo sua ma di tutto il mondo dell’informazione italiana, rappresentata dalla Fnsi quale parte civile. Le frasi minacciose di Ventura erano seguite a servizi giornalistici dunque erano (anche) un modo per bloccare la libertà di stampa.
“Sono passati anni da quelle minacce. – aveva detto Borrometi a commento della sentenza di Appello– E a quelle, purtroppo, negli anni se ne sono aggiunte tante altre. Ho continuato a fare il mio dovere: scrivere articoli. Con nomi e cognomi. L’ho fatto da giornalista e da uomo libero. L’ho fatto con la paura che inevitabilmente mi accompagna ogni giorno. L’ho fatto denunciando alle Autorità competenti qualsiasi minaccia”.