“La forza delle parole: difesa dei diritti umani e contrasto all’hate speech”., questo il tema dell’evento promosso dal Comune di Latina in occasione della “Giornata Mondiale dei Diritti Umani” con la collaborazione di Antonella Napoli, giornalista e scrittrice, direttrice di Focus on Africa.
Un incontro di riflessione e approfondimento con relatori di altro profilo, sia del mondo dell’informazione che dell’associazionismo.
Dopo il saluto del sindaco Damiano Coletta, che ha sottolineato l’importanza di mantenere alta l’attenzione sul tema dei diritti umani e di quanto possa e debba fare un amministrazione per contrastare le disuguaglianze, i lavori sono stati aperti da Maria Paola Briganti, capo segreteria dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco, che ha posto l’accento sulla partecipazione della cittadinanza che va stimolata su argomenti che spesso non vengono affrontati con la dovuta attenzione dai media mainstream.
Il confronto, moderato dalla giornalista Teresa Faticoni, è stato anche l’occasione per riportare a Latina gli autori che hanno animato la prima edizione della rassegna letteraria sui diritti “Un libro, tante vite” che si è svolta lo scorso settembre a Latina Scalo curata da Antonella Napoli in collaborazione con Patrizia Migliozzi e il presidio di Latina Scalo, a cominciare da Riccardo Noury.
“In occasione del 10 dicembre, è doveroso ricordare e denunciare la quantità d’odio che si sprigiona, dalla rete come dagli atti istituzionali, nei confronti delle donne – ha sottolineato il portavoce di Amnesty International Italia – All’attivismo per i diritti, che vede spesso in prima linea le donne, come da un anno e mezzo in Bielorussia, si contrappone una cultura retrograda e misogina che si esprime attraverso attacchi violenti sulle piattaforme social ma anche mediante tentativi di colpire, nei parlamenti e nelle aule di giustizia, i diritti delle donne, soprattutto quelli sessuali e riproduttivi. Amnesty International è impegnata in Europa a promuovere nuove e più efficaci normative per contrastare la violenza sessuale, come ad esempio l’introduzione del criterio del consenso nelle leggi sullo stupro, Italia inclusa”.
Dopo Noury ha preso la parola l’avvocato Cristina Perozzi, specializzata nelle vulnerabilità, che ha ribadito quanto il linguaggio d’odio contro le donne sia ormai radicalizzato.
“Sui social imperversano il body shaming. le accuse sessiste di incompetenza e incapacità, una latente considerazione misogena di qualsiasi figura femminile che sia impegnata pubblicamnete, sia visibile, ovvero in definitiva che si esprima apertamente – ha aggiunto – Un tweet su tre ha contenuto comunicativo di odio contro le donne e questa subculotura purtroppo è pervasiva ed arriva persino nelle aule di giustizia, dove i crimini di odio contro le donne vengono sottovalutati e non adeguatamente perseguiti e colpevolizzati. Da un lato le giornaliste donne vengono maggiormente poste al vaglio di critica sociale del sistema mainstream, finanche di vaglio processuale, dall’altro però, quando le donne sono vittime di attacchi di odio devono attendere mesi di indagine ed anni per vedersi fissata una udienza. Eppure il crimine d’odio dovrebbe rivelarsi agli addetti del settore nella sua allarmante pericolosità sociale, perché si rinviene in cima ad una piramide alla base della quale vi sono stereotipi gravemente asociali, e si erige su discriminazioni fondate proprio ed esclusivamente sul genere, perché secondo questa subcultura oggi purtroppo imperante le donne hanno presuntivamente un quid di negativo ed un retropensiero sempre malevolo proprio perchè donne, e di conseguenza diverse ed a questo punto sempre più vulnerabili”.
Concetti condivisi e approfonditi dalla giornalista Graziella Di Mambro che ha ricordato come “il diritto all’informazione è tutelato come uno dei diritti fondanti, dunque a pieno titolo uno dei diritti umani imprescindibili”.
“Purtroppo nella pratica non è sempre garantito non solo nelle dittature come dimostrano i casi di Egitto e Bielorussia e le derive che si registrano in diversi Paesi anche europei – ha proseguito Di Mambro – ma se restiamo al nostro Paese dobbiamo constatare che ci sono restrizioni e minacce crescenti ai giornalisti. In questo momemnto in Italia ci sono oltre venti giornalisti sotto scorta e questo non è normale in una democrazia. La libertà di stampa non è una questione che riguarda solo i giornalisti e l’agibilità della loro professione ma riguarda tutti perché da essa scaturisce il diritto di tutti ad essere imformati. L’associazione Articolo 21 è impegnata su diversi fronti e campagne per la libertà di espressione e chiediamo a tutti di contribuire perché l’informazione ci riguarda tutti”.
Sull’importanza del ruolo dell’informazione e della cultura in generale è intervenuta Lucia Visca, editrice di All Around che ha raccontato anche dell’impegno di GiULIA giornaliste, di cui è socia come Antonella Napoli e Tiziana Ciavardini, per contrastare l’hate speech, particolarmente virulento proprio nei confronti delle giornaliste, e nella difesa i diritti al femminile.
Tiziana Ciavardini, altra autrice della rassegna “Un libro, tante vite” ha focalizzato l’attenzione sull’Iran parlando della sua esperienza sul campo.
“L’Iran è un paese ricco di cultura e di storia eppure dalla nascita della Rivoluzione Islamica del 1979 i diritti civili e umani vengono violati quasi quotidianamente. Credo che la più grande violazione che si possa fare ad un uomo sia privarlo del diritto di espressione. In Iran chiunque voglia esprimere un’opinione diversa da quella dello Stato teocratico può essere arrestato, condannato e spesso anche giustiziato” ha raccontato la Ciavardini.
L’attenzione è stata poi puntata sulla vicenda dell’agguato dello scorso 22 febbraio al convoglio del World food program nella Repubblica democratica del Congo in cui hanno perso la vita l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista che li accompagnava Mustapha Milambo.
Sono interveniti I familiari di Iacovacci, originario di Sonnino, in provincia di Latina, che hanno manifestato un certo disappunto per l’inerzia istituzionale nel trovare giustizia pur ribadendo fiducia nella magistratura e hanno annunciato la nascita di un’associazione intitolata a Vittorio Iacovacci che aiuterà i bambini menomati/amputati con l’acquisto di protesi.
Il momento più toccante è stato quando ha preso la parola la moglie dell’ambasciatore Attanasio, Zakia Seddiki, che ha sottolineato come oggi “tantissimi bambini nel mondo non hanno diritti”.
“È una condizione inaccettabile che chiama all’azione – la sua esortazione – Insieme a mio marito abbiamo scoperto in Congo quanto profondo sia il dramma dei bambini so strada. Un paese in cui abbiamo cercato di muoverci, nel nostro piccolo, per aiutare. Nella sua missione di diplomatico in Congo, Luca ha cercato di fare la sua parte e aveva un sogno per questi bambini. Sviluppare rapporti di collaborazione e partenariato con le organizzazioni congolesi impegnate nella protezione dell’infanzia. Oggi 14 organizzazioni hanno deciso di unire le forze per questi bambini con la rete Congo di ForumSad e il supporto di Focus on Africa come media partner. Il progetto I bambini dell’ambasciatore sarà presto una realtà” ha concluso Seddiki.
La chiusura dell’incontro è stata affidata ad Antonella Napoli, da poco rientrata dal Sudan dove si era recata per seguire le nuove rivolte scoppiate nel Paese dopo il colpo di stato dei militari che aveva di fatto genato la transizione democratica avviata dopo la caduta del regime trentennale del presidente Omar Al Bashir l’11 aprile del 2019 .
La giornalista, che oltre a dirigere Focus on Africa è firma autorevole di Repubblica, ha raccontato del perché abbia deciso di dedicare gran parte della sua carriera ai diritti umani e di essere pronta ad andare in un Paese come il Sudan nonostante le minacce di morte.
“Andare su un posto per un giornalista è alla base del proprio mestiere. È necessario per poter illuminare fatti altrimenti oscurati – ha sottolineato la giornalista – come il fenomeno dei bambini soldato in Congo e Uganda che racconto nel libro scritto con l’aiuto di Luca Attanasio, «Più forte della paura», che a lui è dedicato. La foto della copertina l’abbiano scelta insieme a Zakia. E con Zakia, con la quale condividiamo la determinazione a portare avanti la richiesta di #veritaperlucavittorioemustapha, ci impegneremo a far sì che il sogno di Luca di aiutare questi minori sfortunati, grazie al progetto “I bambini dell’ambasciatore”, si realizzi proseguendo la sua opera”.