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Essere migranti in Turchia, sempre più difficile

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Il ministero dell’Interno della Turchia ha lanciato un’inchiesta contro Tanju Özcan, il sindaco eletto con il maggior partito di opposizione – il socialdemocratico Partito repubblicano del popolo (CHP) – a Bolu, città abitata da oltre 200mila persone nella regione del Mar Nero. A finire al centro dell’attenzione delle autorità, alcuni provvedimenti pensati dal primo cittadino appositamente per gli stranieri. Noto per dure dichiarazioni contro i migranti, Özcan ha recentemente alzato a 100mila lire (circa 7300 euro) la tassa per gli stranieri che volessero sposarsi nella sua municipalità. Per gli immigrati a Bolu è cresciuto anche il prezzo delle bollette con quella dell’acqua aumentata a 2,5 dollari per metro cubo.

I provvedimenti recentemente approvati erano stati annunciati da mesi, scatenando polemiche ma anche raccogliendo approvazione tra buona parte della popolazione. Le politiche del sindaco Özcan possono essere infatti considerate rappresentative della formazione politica a cui appartiene, laica e di centro sinistra, che è la maggiore forza di opposizione nel Parlamento turco. Il segretario del CHP Kemal Kılıçdaroĝlu ha più volte promesso il rimpatrio per tutti i siriani ospitati in territorio turco, nel caso venisse eletto, mentre durante l’estate il suo volto compariva su manifesti accanto alla scritta “Sınır namustur” (“il confine è onore”) proprio quando un’ondata di migranti dall’Afghanistan cercava di attraversare il confine con l’Iran per entrare in territorio turco.

Confini sempre più sorvegliati
La Turchia è il paese che ospita più rifugiati al mondo e secondo recenti dichiarazioni del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan i profughi sono circa cinque milioni. Tra loro, oltre tre milioni e 700mila sono fuggiti dalla Siria mentre circa 300mila sono afgani. La presa del potere da parte dei talebani durante l’estate ha provocato una fuga di massa dall’Afghanistan e il ministro dell’Interno turco Süleyman Soylu ha recentemente affermato che due milioni di afgani, che si trovano in Iran dopo aver lasciato il proprio paese, sarebbero “pronti a muoversi” verso la Turchia mentre già in duemila tentano ogni giorno di entrare attraverso il confine iraniano.

Il ministro dell’Interno turco ha rilasciato queste dichiarazioni di ritorno da un viaggio a Teheran dove ha firmato un memorandum d’intesa sulla sicurezza per prevenire l’immigrazione illegale dall’Iran. Una zona dove è già in costruzione dal 2017 un muro che dovrebbe andare a chiudere 300 dei 534 km di confine. L’area è sempre più sorvegliata e gli arresti di trafficanti di esseri umani e migranti che tentano di entrare sono all’ordine del giorno.

Tensione sui migranti
Il tema dei migranti e dell’immigrazione illegale è molto sentito in Turchia e negli scorsi mesi si sono verificati episodi di violenza con masse di nazionalisti che hanno attaccato quartieri abitati da siriani ad Ankara e Smirne. Gran parte della popolazione turca esprime frequentemente frustrazione per la presenza di migranti nel contesto di un’economia sempre più fragile a causa della svalutazione record della lira turca che si è registrata quest’anno e ha portato l’inflazione a livelli altissimi. Molti turchi ritengono che il paese non possa permettersi di continuare a dare aiuto, mentre gran parte della popolazione già soffre per problemi economici.

Nelle scorse settimane è stata ordinata la deportazione per 45 rifugiati siriani che avevano diffuso sui social media post ritenuti “provocatori” dalle autorità turche. I messaggi incriminati ritraevano i migranti che mangiavano delle banane in pose ironiche per rispondere a un precedente video, diventato virale sui social media, in cui si vede un cittadino turco al mercato contestare una ragazza siriana mentre acquista banane. “Io non posso nemmeno permettermi una banana, tu ne compri un chilo” dice l’uomo accusando la ragazza migrante di vivere nel lusso mentre i turchi faticano ad arrivare a fine mese.

Migranti, Turchia ed Unione europea
La questione migratoria pesa molto anche sui rapporti tra la Turchia e l’Unione europea. La compagnia di bandiera turca Turkish Airlines ha vietato i viaggi dalla Turchia alla Bielorussia per cittadini siriani e iracheni dopo le critiche del premier polacco Mateusz Morawiecki che aveva accusato Ankara di lavorare in sincronia con Mosca e Minsk facilitando il traffico di migranti dalla Turchia alla Bielorussia e aggravando la situazione al confine con la Polonia. Affermazioni definite “menzogne” da Erdoğan, che ha colto l’occasione per attaccare anche Atene accusandola di respingere i migranti che tentano di raggiungere le isole greche dalla Turchia lasciandoli morire in mare.

“È vergognoso affermare che la crisi dei migranti origini dalla Turchia”, ha affermato il presidente turco in una conferenza stampa ad Ankara congiunta con il premier ungherese Viktor Orbán che in quell’occasione ha ricordato come sia “imperativo” per l’UE sostenere la Turchia sui rifugiati. In base a un accordo del 2016 Ankara riceve fondi da Bruxelles per la gestione dei rifugiati nel proprio territorio e per impedire che i migranti raggiungano illegalmente l’Europa dalla Turchia.

In settembre, l’UE ha concesso alla Turchia un fondo addizionale di 149,6 milioni di euro per aiutare Ankara nell’assistenza dei rifugiati che ospita ed è stato ratificato un accordo con la delegazione in Turchia dell’UE e la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa per potenziare le strutture sanitarie destinate ai rifugiati in territorio turco, iniziativa che prevede un finanziamento da parte europea di 79,3 milioni di euro fino al 20 maggio 2024.
(da balcanicaucaso.org)


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