100 tonnellate, donate con generosità da centinaia di migliaia di persone su tutto il territorio italiano, per un valore totale di circa 1 milione di euro.
Il materiale rifornirà molti ospedali; raggiungerà 3000 famiglie e le scuole elementari e materne realizzate dall’Aics nel Campo profughi di Mayo. Il convoglio è composto da 7 container tra i materiali spiccano 600 banchi (in perfette condizioni e recuperati dalle scuole genovesi) con relative seggiole, lavagne, cattedre, 3000 pacchi famiglia, materiale specifico per infanzia. Focus importante sui medicinali, molti di questi pediatrici, che andranno a sancire l’ormai vicino avvio di un progetto i cui partner saranno Aics, l’Istituto Giannina Gaslini e Music for Peace. Il programma avrà come obiettivo primario la formazione di medici pediatrici che possano operare in loco.
Il convoglio di Music for Peace giungerà a destino in un periodo molto difficile per il territorio sudanese in cui le difficoltà quotidiane aumentano a causa del colpo di stato avvenuto. Inoltre non dimentichiamo che il Sudan accoglie i profughi provenienti dalle aree limitrofe caratterizzate da continue guerre; numerosi le persone provenienti dall’Etiopia considerati i recenti accadimenti.
Il carico è riuscito a partire grazie alla collaborazione intrecciata di varie realtà del porto della nostra città che si sono messe a disposizione per il sostegno di persone in difficoltà. Per questo ringraziamo Vernazza Autogrù che ha fornito la gru per sollevare e caricare i container; i trasporti effettuati da Paratori, Logtainer, P-Line; la Priano Marchelli che si occupata di tutta la parte documentale; Finsea che si è fatta carico del passaggio via mare da Genova a Jedda e Messina Shipping Line per la tratta Jedda-Port Suda; infine il Terminal Sech per aver accolto i container con attenzione. Evidenziamo che queste singole sigle hanno creato una commuovente e sinergica rete operativa con un unico obiettivo: aiutare.
Resta in conclusione due semplici domande: 6 i mesi di estenuante attesa prima di poter partire. Ma tutta questa attenzione sulla garanzia di mantenere una corsia preferenziale per i corridoi umanitari in che forma viene tradotta? Come possiamo ascoltare ore di dibattiti rispetto la Convenzione di Ginevra se un carico umanitario deve attendere oltre 180 giorni per riuscire a partire?