Matteo Salvini non è più Ministro dell’Interno ma ciò che accadde quando lo era si sta ricostruendo adesso nel processo in corso a Palermo per stabilire cosa accadde il 15 agosto 2019 sulla Open Arms che, di certo, rimase per giorni in attesa del permesso di far sbarcare i migranti dopo aver salvato 147 persone nel Mediterraneo. Il leader della Lega è accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. All’udienza che si è svolta nel capoluogo siciliano ha dichiarato di essere sereno ma le testimonianze che si stanno susseguendo nel dibattimento offrono uno spaccato molto duro di quei giorni sula nave della Ong spagnola. L’imbarcazione era sovraffollata secondo la descrizione fornita in aula dall’ufficiale della Finanza che salì a bordo il 15 e il 20 agosto. I migranti apparvero molto provati dalla lunga permanenza in mare. Nel corso dell’escussione è stata esclusa altresì la presenza di “potenziali terroristi a bordo”. Secondo quanto accertato finora nell’istruttoria, il 15 agosto del 2019, quando la nave della Ong, con a bordo oltre 140 migranti, era già davanti all’isola di Lampedusa ci fu “un’interlocuzione tra il Ministero dell’Interno e la Capitaneria di porto” e venne individuato un porto sicuro da scegliere fra Taranto e Trapani, entrambe soluzioni non praticabili di fatto per le condizioni del mare. Nel processi la Open Arms è parte civile, rappresentata dal fondatore Oscar Camps che chiede giustizia al Tribunale. La sequenza di quei giorni dell’estate di due anni fa dice molto. Dopo il diniego di sbarco del Viminale la Ong presentò ricorso al Tar Lazio che con decreto del Presidente annullò il provvedimento di interdizione dell’ingresso e dispose di dare assistenza ai migranti. A bordo c’erano anche minori, il 18 agosto ne sbarcarono 27, non accompagnati”. Dall’ultima udienza è emersa la condizione drammatica che fece da sfondo al divieto di sbarco del Ministero. E tutto questo mentre l’ex Ministro si dice sereno. L’istruttoria riprenderà a gennaio.
(Nella foto Matteo Salvini con il suo difensore Giulia Bongiorno)