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Biblioteca della democrazia, “Splendore e viltà”. 80 anni fa la “battaglia d’Inghilterra”: ha ucciso più inglesi il covid della Germania di Hitler

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Ottant’anni fa, fra l’estate e l’autunno del 1940, sulle coste della Manica fu combattuta la cruenta “battaglia d’Inghilterra”, uno dei momenti più importanti della seconda guerra mondiale. Le due maggiori potenze militari dell’epoca, l’Inghilterra di Winston Churchill e la Germania di Adolf Hitler, si contendevano la posta: in gioco la supremazia nazista e non solo in Europa. Dopo aver aggredito la Polonia e dato avvio alle ostilità, la Germania aveva occupato l’Austria, il Belgio, il Lussemburgo, l’Olanda, la Norvegia, gran parte della Francia e il dittatore che la dominava cullava il sogno di occupare l’Inghilterra con un’invasione via mare, dopo averne fiaccato le difese con massicci bombardamenti dell’aeronautica militare, la temutissima Luftwaffe. Quando le mire espansionistiche di Hitler si erano fatte fin troppo evidenti, il re Giorgio VI, il debole padre dell’oggi novantacinquenne regina Elisabetta II, nominò primo ministro l’ambizioso Churchill con il compito di fermare in tempo l’aggressore e salvare l’Inghilterra. Fu una scelta audace ma vincente.

C’è una cronaca quasi quotidiana di quei giorni e sono i diari lasciati da decine di personaggi che a tutti i livelli, dal re all’uomo della strada, dai generali ai semplici aviatori, dalla moglie e la figlia del primo ministro agli ambasciatori accreditati presso il Regno Unito, hanno lasciato pagine e pagine di ricordi, impressioni, speranze, orrori di quei momenti terribili, testimonianze dirette di vita e molto spesso di morte. Le ha raccolte Erik Larson, scrittore americano appassionato di storia recente, e il Corriere della sera le ha pubblicate nel volume Splendore e viltà per la serie Novecento – Biblioteca della democrazia a cura di Antonio Scurati, in edicola (pagg. 570, euro 9,90).

E’ una dettagliata biografia del primo ministro inglese sul quale in quegli anni ricadde la pesante responsabilità della conduzione della guerra con la Germania nazista per difendere la Gran Bretagna dal folle disegno di Hitler di farne, con “l’operazione leone marino”, un solo boccone: invadere l’isola dal mare dopo massicci bombardamenti e con l’impiego di centinaia di migliaia di uomini armati come nessun altro esercito al mondo. Ma quanto la minaccia nazista era davvero reale e incontenibile? Churchill se lo chiedeva ogni giorno ma non sapeva darsi una risposta perché le notizie che gli arrivavano dall’intelligence erano incomplete e contraddittorie. Neanche i tedeschi conoscevano la reale consistenza delle forze armate inglesi e affrontarono il problema con il massiccio impiego della Luftwaffe, grande protagonista, insieme con la RAF, la Royal Air Force britannica, di duelli aerei sui tetti delle città inglesi e sulla testa dei poveri sudditi terrorizzati. Bombe caddero nel giardino di Buckingham Palace facendo rischiare la vita alla famiglia reale, sulla cattedrale di Westminster, sulla città di Coventry che ne fu interamente distrutta, a due passi dalla sede del governo in Downing Street dove, al numero 10 già allora come oggi, risiedeva il capo del governo.

La storia ci insegna che Hitler sottovalutò le capacità di resistenza di Churchill, il quale poteva contare su un’aeronautica e un esercito meno potenti ma aveva dalla sua il favore del paese. Gli inglesi lo sostennero senza riserve, anche nei momenti peggiori, quando nessuno poteva dirsi sicuro di sopravvivere ai quotidiani bombardamenti notturni della Luftwaffe. Quanto costò in perdite umane la “battaglia di Inghilterra”? Le cifre ufficiali parlano di novantamila civili coinvolti, di cui quarantamila morti sotto i bombardamenti. Nel 1940 e fino a Pasqua del 1941, cioè fino a quando si protrassero le ultime incursioni della Luftwaffe, le vittime civili furono 44.652. Cifre terribili che suscitarono orrore ma che ottanta anni dopo inducono ad una non meno terrificante constatazione: oggi si calcola che la “battaglia del covid 19” ha fatto più vittime. Secondo gli ultimi dati sono 144mila gli inglesi uccisi dalla pandemia, (in Germania sono finora quasi centomila, mentre da noi il dato è sui 134mila decessi). Si può, dunque, dire che di sudditi britannici ne ha uccisi più la prima pandemia del ventunesimo secolo che l’ultima guerra del ventesimo. Forse, se al posto di comando invece dell’ondivago Boris Johnson ci fosse stato oggi, un nuovo Winston Churchill l’Inghilterra avrebbe combattuto con maggior successo la sua battaglia contro il virus. Ma non tutti gli inglesi avrebbero voluto ancora l’ombroso Winston: in guerra ne avevano fatto un eroe ma in pace gli avevano voltato le spalle e alle prime elezioni non lo confermarono a Downing Street indicandogli chiaramente la strada verso una meritata, inevitabile pensione.


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