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Archiviate le accuse contro Karola Rackete, adempì al dovere di salvare vite umane

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E’ stata archiviata l’inchiesta su Karola Rackete, la comandante della nave Sea watch3 approdata a Lampedusa il 29 giugno del 2019 con 40 naufraghi a bordo forzando il blocco imposto dalle autorità italiane dopo 17 giorni in mare. Rackete ha agito nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale e internazionale del mare
“Carola Rackete ha agito nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale e internazionale del mare”. Questa la  motivazione contenuta nel provvedimento del gip di Agrigento che ha così ritenuto non supportata l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violazione dell’articolo 1099 del codice di navigazione circa il superamento dell’ordine di non entrare nelle acque territoriali italiane, emesso ai sensi del Decreto Sicurezza Bis.

«Nel 2020 la Cassazione aveva sancito l’illegittimità dell’arresto di Carola Rackete», si legge in una nota della Sea Watch. «Lo scorso maggio un primo provvedimento di archiviazione fece, invece, cadere le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e violenza a nave da guerra contro l’ex comandante. Di fatto oggi si chiudono tutte le indagini penali nei confronti dei membri della Sea Watch. La richiesta di archiviazione della Procura della Repubblica di Agrigento, le cui motivazioni sono state integralmente accolte dal Gip nel decreto di archiviazione, riconosce la correttezza della condotta della comandante nell’individuazione del place of safety più vicino e stabilisce che la Libia non può essere considerata, ai fini dello sbarco, un luogo sicuro».

Fu quindi l’adempimento di un dovere giuridico, quello di portare in salvo le 42 persone soccorse da Sea-Watch 3, a dettare la scelta di Carola Rackete di entrare in acque territoriali italiane e attraccare al porto di Lampedusa il 29 giugno 2019.

«Le motivazioni dell’archiviazione si soffermano anche sull’applicazione del Decreto Sicurezza Bis, sottoscritto dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che presupponeva la violazione, da parte dell’ex comandante di Sea-Watch 3, delle norme nazionali e internazionali», scrive l’organizzazione. «In realtà, si legge nel decreto di archiviazione, “Rackete ha agito nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale ed internazionale del mare”. Il decreto di archiviazione sconfessa quindi in tutto e per tutto l’applicabilità del Decreto Sicurezza Bis nel salvataggio dei naufraghi. “Non può essere considerata come luogo sicuro una nave in mare che oltre a essere in balia degli eventi meteorologici avversi non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone soccorse”, si legge ancora nel decreto del giudice, che riporta quando già statuito dalla Corte di Cassazione nel confermare l’ordinanza di non convalida dell’arresto di Rackete emesso dallo stesso ufficio del Gip di Agrigento. Quest’ennesima archiviazione abbatte il pretestuoso muro legislativo eretto da Salvini e, nelle sue motivazioni, conferma quanto già stabilito dalla Corte di Cassazione: soccorrere chi si trova in pericolo in mare e condurlo in un luogo sicuro è un dovere sancito dal diritto internazionale».

 


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