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Turchia: i 2000 giorni in carcere di Nedim Türfent

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Una quarantina di organizzazioni torna ad invitare le autorità turche a rilasciare immediatamente e incondizionatamente il giornalista e poeta Nedim Türfent, e a proscioglierlo da ogni accusa. Oggi sono 2000 giorni da quando è stato arrestato e poi condannato a 8 anni e 9 mesi di reclusione sulla base di accuse, del tutto inventate, di terrorismo, in seguito a un processo ingiusto in cui tanti testimoni hanno dichiarato di essere stati costretti con la tortura ad accusarlo.

Giornalista per la DİHA , agenzia stampa filo-curda, ora chiusa, Nedim Türfent è stato arrestato il 12 maggio 2016 subito dopo aver raccontato degli abusi delle forze speciali di polizia turche ai danni di alcuni lavoratori curdi. In seguito alla pubblicazione del suo materiale video, Türfent ha cominciato a ricevere minacce di morte da parte della polizia ed è diventato l’obiettivo di una campagna di molestie online. Il giorno dopo l’arresto è stato indagato per “appartenenza a un’organizzazione terroristica”, ma l’accusa è stata formulata solo dieci mesi più tardi. Ha trascorso quasi due anni in isolamento in terribili condizioni di detenzione.

“Oggi si arriva ad un’altra dolorosa tappa del calvario di ingiustizia subito da Nedim Türfent. Non si riesce a credere che abbia trascorso 2000 giorni dietro le sbarre semplicemente per aver fatto il suo lavoro. Come primo passo per porre rimedio a questa ingiustizia, le autorità turche devono rilasciarlo immediatamente e incondizionatamente, e proscioglierlo da ogni accusa. Il suo caso è ancora all’esame della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dopo quasi tre anni, e noi confidiamo che la Corte affronti il suo caso al più presto. I vari gruppi di PEN si stringono attorno a Türfent e a tutti gli scrittori e giornalisti detenuti ingiustamente in Turchia, e continueranno a chiederne la liberazione finché anche uno solo di loro non sarà più dietro le sbarre”, ha dichiarato Ma Thida, presidente del comitato Scrittori in Galera di PEN International.

Fra le motivazioni della condanna di Türfent, alcuni suoi post sui social media, i suoi servizi giornalistici e 20 testimoni di cui non si possono conoscere i nomi. Il suo primo interrogatorio è stato ad Hakkari il 14 giugno 2017, circa 200 km da Van dove era detenuto. Gli è stato negato il diritto di presentarsi in tribunale per sette volte, e gli è stato imposto un interrogatorio via SEGBIS, un sistema da remoto che presentava diversi problemi di connessione e comprensione. Dei 20 testimoni chiamati a deporre, 19 hanno ritrattato, affermando che la testimonianza era stata estorta sotto tortura.

“Oggi tocchiamo un’altra tappa di ingiustizia senza fine per Nedim, punito per il suo coraggio come reporter. Nedim è stato 2000 giorni in prigione in attesa della libertà, 2000 giorni che non avrebbe mai dovuto perdere e che non potrà mai riavere. Centinaia di altri giornalisti sono stati presi di mira allo stesso modo da un sistema giudiziario che diventa l’arma per mettere a tacere il dissenso. Due volte abbiamo chiesto alla Corte Costituzionale di dare priorità all’appello di Nedim per porre al più presto fine a questa enorme violazione dei diritti umani. Confidiamo che stavolta si arriverà all’azione”, ha dichiarato Renan Akyavaş, coordinatrice per la Turchia di IPI , International Press Institute.

Nonostante vi siano le prove lampanti di una violazione così chiara del diritto a un giusto processo, Türfent è stato condannato a 8 anni e 9 mesi di prigione per “appartenenza a organizzazione terroristica” e per “diffusione di propaganda terroristica” il 15 dicembre 2017. Il verdetto è stato confermato dalla Corte di Cassazione il 9 maggio 2020. Il ricorso in Cassazione deve essere ancora esaminato, più di tre anni dopo la reclusione. Gli avvocati si sono anche rivolti alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo il 5 febbraio 2019.

“Nedim è stato punito per la sua attività giornalistica per cui invece avrebbe dovuto essere premiato. Le ingiustizie che Nedim affronta sono ingiustizie che la maggior parte dei giornalisti curdi in Turchia affronta ogni giorno. Ecco perché ci rivolgiamo a tutti gli individui e alle istituzioni che hanno a cuore la libertà di espressione, perché stiano al fianco di Nedim”, ha dichiarato Mümtaz Murat Kök, coordinatore della comunicazione di Media and Law Studies Association (MLSA).

 

SOTTOSCRITTO DA:

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Media and Law Studies Association / Medya ve Hukuk Çalışmaları Derneği (MLSA)

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(da www.balcanicaucaso.org)


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