In Sudan proseguono le proteste contro il colpo di stato dei militari dello scorso 25 ottobre e con esse le repressioni e le azioni autoritarie del nuovo Consiglio sovrano di cui si è auto nominato leader il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo dei golpisti.
Anche i giornalisti, come capita sempre con i regimi, sono nel mirino delle forze di sicurezza: almeno sei i colleghi sudanesi arrestati nelle ultime settimane tra cui il corrispondente capo di Al-Jazeera a Khartoum.
Il network afferma che El Musalmi El Kabbashi è stato brutalmente prelevato dalla sua abitazione dove una squadra armata ha fatto irruzione, spaventando a morte la moglie e i suoi bambini, alle luci dell’alba di ieri. L’arresto è avvenuto dopo che la tv del Qatar aveva mandato in onda un servizio in cui il giornalista denunciava l’uso eccessivo della violenza dei militari, che hanno sparato proiettili veri e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che protestavano la stretta dell’esercito sul paese.
Intanto il bilancio delle vittime sale ed è destinato a peggiorare a causa dell’alto numero di feriti gravi. Dal 25 ottobre sono oltre 20 i morti.
Non meno di cinque le vittime durante le proteste di ieri contro il golpe a Khartoum, in Sudan.
I manifestanti sono scesi in piazza anche per contestare il ripristino di un Consiglio sovrano guidato dal generale Abdel Fattah al Burhan.
Il Comitato dei medici sudanesi ha anche Tsp noto il numero dei feriti, almeno un centinaio, una decina in condizioni gravi.
il ministero della Salute ha confermato ufficialmente solo tre decessi.
Il bollettino del Csm ha fornito anche i dettagli di alcuni degli episodi mortali: uno dei manifestanti ha perso la vita all’ospedale Royal Care di Khartoum, dove era stato trasportato dopo essere stato colpito da arma da fuoco, mentre un altro è morto per soffocamento da gas lacrimogeno presso il centro medico di Al Arbain, situato nella vicina Omdurman, città gemella della capitale sudanese sull’altra sponda del Nilo, un altro giovane è stato uccisi sul colpo sulla 60esima strada .
L’esercito sudanese ha schierato a Khartoum numerose truppe, ha chiuso i ponti e piazzato cecchini in tutte le strade principali. Su Twitter circola ub video di un uomo che imbraccia un fucile in piedi sul tetto di una casa.
La protesta, indetta dalla Forze per la liberta’ ed il cambiamento, ha visto scendere in strada centinaia di migliaia di persone come era avvenuto nel 2019 quando il volere popolare portò alla deposizione del presidente Omar al Bashir, con l’aiuto dei militari.
Anche la Sudanese professionals associati ha lanciato un appello a manifestare “a milioni” contro il nuovo Consiglio di transizione, che vede come vicepresidente il generale Mohamed Hamdan Dagalo (Hemetti), già comandante delle famigerate milizie janjaweed oggi denominate Rapid support force.