La vicenda di Andrea Rocchelli può essere osservata da molti punti di vista differenti: geopolitici, politici, giuridici. Io, come presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, devo e voglio parlare solo di Andrea Rocchelli, giornalista.
Andy Rocchelli era un giornalista come ce ne sono pochi. Per la qualità del suo lavoro, e per il desiderio che aveva di testimoniare con le sue foto gli aspetti più crudeli della convivenza umana, perché potessimo reagire e indignarci, e agire: le violazioni dei diritti umani in Kyrgyzstan, in Inguscezia, le condizioni dei migranti nel nostro Mezzogiorno, il crimine organizzato; e ovviamente la guerra in Ucraina.
Era uno di quei giornalisti che ci fanno capire che la libertà di informazione e di critica non è una litania di belle parole in un testo di legge, ma qualcosa per cui occorre lottare, qualcosa per cui si può essere improvvisamente chiamati a lottare.
Sulla sua morte ci sono pochi dubbi: è stata un assassinio da parte delle forze armate ucraine, anche l’ultima sentenza di assoluzione per il suo presunto esecutore lo riconosce, sia pure in via soltanto generale.
Andrea Rocchelli era, mi raccontano, un giornalista orgoglioso della sua indipendenza. Non era certo una scelta sua però il fatto che fosse – agli occhi miopi dell’Ordine dei Giornalisti – “invisibile”, come tanti altri anche oggi. L’Ordine ha male interpretato una legge sicuramente vecchia, ed è rimasto cieco e sordo. In questa consiliatura, votata al rinnovamento, cercheremo di affrontare con decisione questo problema.
Non sono qui però a parlare dell’Ordine e dei suoi progetti; magari delle sue mancanze. Poco possiamo fare, adesso, ma va fatto comunque. Perché la memoria di Andrea Rocchelli sia sempre più piena di significato. Proporrò alla prossima riunione del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia di concedere una Tessera di giornalista professionista alla memoria per Andrea. Ho la ragionevole certezza che il consiglio sarà assolutamente favorevole. Il nostro sarà un piccolo gesto, tardivo. Un gesto simbolico, ma i simboli possono riempire di significato anche la nostra memoria e dare un contributo alla verità: Andy Rocchelli era un giornalista.
Negli ultimi giorni è giunto anche un altro invito. Importante. Un invito a ricordare anche Andrej Mironov, ucciso con Andrea Rocchelli. Mironov, non era solo uno stringer, un traduttore, ma anche un giornalista – e un attivista dei diritti umani. La domanda che mi è stata posta è semplice: non ha diritto anche lui a un riconoscimento, a una Tessera, all’iscrizione all’elenco dei giornalisti stranieri? Mi assumo qui l’impegno di portare avanti, nei tempi e modi più efficaci, anche questo progetto.
Subito dopo, cercheremo di dare a questo Ordine la vista perché nessuno resti più invisibile. Soprattutto se rischia la vita per aprirci gli occhi.
Grazie di tutto.
*Intervento del presidente Riccardo Sorrentino all’evento Verità e giustizia per Andy Rocchelli – Associazione Lombarda dei giornalisti, Milano – 30 novembre 2021