Dopo le elezioni fraudolenti in Bielorussia in agosto del 2020 il numero di prigionieri politici continua a crescere – ad oggi sono già 884, di cui 7 minorenni e 29 operatori dei media. Gli arresti, le perquisizioni e le torture nelle carceri sono diventati una surreale quotidianità.
Ma che cosa sappiamo veramente di questo paese apparentemente vicino – 2,5 ore di volo aereo dall’Italia – e allo stesso tempo lontano anni luce dalle democrazie europee?
Il libro di Laura Boldrini e Lia Quartapelle “Le donne di Minsk” offre una risposta trasversale a chi vuole informarsi della situazione attuale in Bielorussia, e soprattutto delle proteste pacifiche del 2020, ma non solo. Si apre con un’efficace prefazione di Anna Zafesova che fin dall’inizio definisce il tono del libro: diretto, onesto e deciso. A seguire è il capitolo a cura di Giulia Lami, professoressa di Storia dell’Europa orientale presso l’Università degli Studi di Milano, che propone le informazioni di carattere storico e culturale. Il contributo del portavoce dell’Amnesty International Italia Riccardo Noury è un racconto delle torture e delle violenze sproporzionate delle forze dell’ordine attraverso le storie reali delle vittime della repressione. Infine il capitolo che ho scritto io è un vissuto personale della situazione in Bielorussia “dall’interno”, prima sul posto e poi come attivista dell’Associazione bielorussi in Italia “Supolka” che si è creata proprio come una risposta della diaspora all’azzeramento totale di legge in patria.
Le autrici Laura Boldrini e Lia Quartapelle stavano seguendo la situazione in Bielorussia ancora prima delle elezioni del 9 agosto 2020. L’arresto del favorito della campagna elettorale Viktar Babaryka a giugno 2020 ha dato l’impulso al movimento della diaspora, passando inosservato per i media occidentali; tuttavia non era sfuggito a chi è attento alla geopolitica europea. Quando sono scoppiate le proteste, Laura e Lia in un certo senso erano già preparate. 1° settembre 2020 si sono recate a Vilnius a incontrare Sviatlana Tsikhanouskaya, ed erano tra i primi politici occidentali che l’hanno riconosciuta come la Presidente eletta della Bielorussia. Al rientro in Italia hanno tenuto la conferenza stampa a Roma. Era là che ci siamo conosciute. Mi ha colpito il fervore con il quale parlavano di quello che stava succedendo Bielorussia. Lo facevano come se si trattasse della loro Patria, e più volte mi sono commossa per il calore umano e la solidarietà genuina che trasmettevano durante i loro interventi.
Purtroppo essersi esposte pubblicamente, seppur in un paese democratico, è costato a loro la possibilità di visitare il Paese che stava sprofondando in una gravissima crisi politica e dei diritti umani: schedate dal regime dittatoriale come persone non gradite, all’inizio di ottobre 2020 non sono state fatte salire sul volo per Minsk della compagnia di bandiera bielorussa.
L’8 dicembre “Le donne di Minsk” verrà presentato alla fiera Più libri più liberi (Nuvola dell’Eur) alle 15.30 in Sala Vega. Oltre a chi ha contribuito alla stesura del testo sarà presente anche l’attivista bielorussa Giulia Yukhno-Tarasevich. La foto in copertina, l’ha scattato lei durante una delle innumerevoli manifestazioni alle quali ha partecipato. Per la sua posizione politica Giulia ha scontato due condanne nella struttura penitenziaria soprannominata “carcere degli orrori” in via Okrestin a Minsk. Ora è la nostra ospite in Italia, dove sta svolgendo una serie di incontri pubblici per informare e sensibilizzare gli italiani sulla crisi dei diritti umani Bielorussia attraverso la propria testimonianza.