“Questo libro è dedicato ai ribelli, agli ostinati, ai resistenti, ai nuovi partigiani, a chi non si piega o adegua nonostante le convenienze, a chi ha ancora il coraggio di lottare per costruire un mondo migliore che sarà senza dubbio un mondo senza mafie”. È con queste parole che Omizzolo, presidente di Tempi Moderni, sociologo Eurispes, consulente Amnesty International e docente La Sapienza, ha aperto la nuova edizione, appena pubblicata, del suo “La Quinta Mafia” (2021, p. 288).
Un testo originariamente pubblicato nel 2016 e che ora, ancora per RadiciFuture, torna in libreria con approfondimenti, nuove indagini e riflessioni rinnovate su aspetti sino ad oggi trascurati delle mafie e dei loro sporchi affari criminali compiuti in provincia di Latina. Questa edizione, che vuole indagare il fenomeno criminale nelle sue specificità durante un periodo generalmente trascurato eppure fondamentale per la sua comprensione, ossia gli anni Ottanta, si allarga in questa nuova edizione fino al 1994, senza evitare, ancora una volta, di fare nomi di boss e affiliati, dei loro collaboratori e degli amministratori delle loro aziende, come anche di coloro che in quegli anni, singolarmente o insieme con alcune organizzazioni, rappresentanti istituzionali e del mondo della cultura, sindacati, associazioni d’impresa e del terzo settore, si sono opposti con coraggio alla loro penetrazione e infine radicamento.
Questa nuova edizione presenta altre due importanti novità: la prefazione di Federico Cafiero De Raho, capo della Procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo, che in modo esplicito riconosce, con grande orgoglio per l’autore, le ragioni e la fondatezza dell’indagine e dell’impegno di Omizzolo, e l’altrettanto fondamentale postfazione di Gian Maria Fara, presidente di Eurispes, che da anni con pubblicazioni e convegni analizza, rileva e denuncia le caratteristiche evolutive del fenomeno mafioso in Italia.
Le parole di De Raho sono eloquenti: “…da questo quadro emerge, dunque, la Quinta Mafia, ovvero la specifica configurazione che caratterizza l’area e che si è evoluta nei decenni, inseguendo e generando vecchie e nuove occasioni di business. La ricostruzione esordisce con i primi anni Ottanta e termina con il 1994, ovvero con una fase in cui il processo di insediamento può considerarsi concluso. In quel decennio, tra accordi e guerre di mafia, emerge con chiarezza la centralità della dimensione politica e logistica che, partendo dal grande mercato ortofrutticolo di Fondi, ha permesso di sviluppare alti volumi di traffico anche di “generi” assai diversi da quelli agroalimentari. Emergono poi le prime risposte sul fronte della legalità che, pur assestando importanti colpi alle organizzazioni criminali, a lungo hanno dovuto “inseguirne” gli sviluppi. Omizzolo segnala, inoltre, le alterne ritrosie e arretratezze di parte del mondo politico e delle istituzioni locali, così come quelle dei media, nel prendere atto di fenomeni assai evidenti, ma che a lungo sono stati sottovalutati. L’esempio paradossale è rappresentato dalle resistenze che si manifestarono contro la richiesta di commissariamento per mafia del Comune di Fondi, nel cui territorio ha sede il MOF, il mercato ortofrutticolo tra i più grandi d’Europa”.
Altrettanto importante è quanto ha scritto il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara: “Le “nuove” mafie hanno in comune una dinamica di importazione di routine criminali dalle aree occupate da quelle tradizionali che, oltre a farsi la guerra, manifestano spesso la ricerca accordi trasversali finalizzati a co-gestire i relativi territori, contando su di alleanze locali con potentati che nascono “per contiguità” con il loro insediamento. Mafia, camorra e ’ndrangheta “a casa loro” quasi mai accettano intromissioni, ma nei nuovi territori sono invece disponibili alla cooperazione. Se ciò è valido nei territori pugliesi per la Sacra Corona Unita che all’inizio degli anni Ottanta nasce e si struttura in stretto rapporto con la Nuova camorra Organizzata o, alternativamente, con la ‘ndrangheta, ancor di più si conferma per quella che Marco Omizzolo in questo interessante lavoro di ricerca e di inchiesta ha definito la “quinta mafia”, ovvero il complesso di stratificazioni criminali che interessa il sud pontino”.
Tra i vari affari mafiosi analizzati dall’autore si ricordano le agromafie, le ecomafie, l’edilizia incentivata da pratiche e politiche urbanistiche irresponsabili, incapaci di contrastare non solo abusivismo edilizio ma di sostenere di fatto speculazioni che dal Nord della provincia fino a Sud hanno innescato valanghe di cemento associate a montagne di silenzi, denaro e complicità.
E ancora la presenza e gli affari dei Bardellino, del clan Chiuovi e dei Moccia, degli Alvaro che ad Aprilia tentarono di inserirsi nel business della telefonia mobile, dei Tripodo e dei loro affari dentro e intorno al Mercato ortofrutticolo di Fondi e non solo. Clan pericolosi che hanno potuto insediarsi e radicarsi grazie a collaborazioni e complicità con troppi liberi professionisti, politici, amministratori locali e indifferenti.
Non solo però mafie e affari, silenzi, complicità e sottovalutazioni. In tanti hanno costruito la storia di un’antimafia che in provincia di Latina, contro diffusi luoghi comuni, proprio negli anni Ottanta ha visto la luce. Donne, uomini, sindacati, organizzazioni che non si sono arresi e non sono stati omertosi. Dall’Azione Cattolica, ai sindacati Cgil, Cisl e Uil, da alcun coraggiosi prefetti e agenti delle forze dell’ordine, alle analisi e denunce di studiosi di primissimo livello nazionale, dalla organizzazioni d’impresa come Confcommercio e Coldiretti a Libera, associazione Caponnetto e altre straordinarie realtà.
Il testo vuole essere riferimento soprattutto, come dichiara Omizzolo, per i giovani della provincia di Latina, perché conoscano la storia criminale del loro territorio, non si prestino alle strumentali manipolazione di chi ancora afferma, a mezzo stampa o attraverso incarichi pubblici di alto profilo anche istituzionale, che le mafie in provincia di Latina sono marginali, recenti, non pericolose e dunque sostanzialmente solo economiche o sotto controllo. Le vicende narrate lo ricordano e tra tutte gli efferati omicidi, gli attentati e le gravissime intimidazioni avvenute nell’arco temporale preso a riferimento. Tra tutti questi si ricorda l’omicidio il 29 marzo del 1995 di Don Cesare Boschin, ucciso nella sua canonica per aver denunciato il traffico di droga e di rifiuti tossici che si stavano diffondendo a partire dalla discarica di borgo Montello con la complicità diretta del clan dei casalesi.
Comprendere è il primo passo per decidere, con consapevolezza, la società e il mondo nel quale si vuole vivere. E comprendere le mafie e i loro storici e in alcuni casi ancora attuali settori di interesse, anche politici, aiuta a distinguere e a combattere un fenomeno criminale che è vero vincolo e ipoteca per la democrazia e lo sviluppo sociale, culturale ed economico di qualunque territorio.
Il ricavato dalla vendite del nuovo testo effettuate mediante Tempi Moderni sarà interamente dedicato al progetto “Dignità-Joban Singh” per consolidare le attività di sostegno e contrasto alle agromafie e nello specifico al padronato, caporalato, alla violenza e alla tratta internazionale a scopo di sfruttamento lavorativo: https://www.produzionidalbasso.com/project/progetto-tempi-moderni-dignita-joban-singh-contro-ogni-sfruttamento-e-discriminazione/
Per chi volesse acquistare il libro, oltre i comuni canali di vendita (siti on line, librerie, varie presentazioni dell’autore), oppure organizzare presentazioni, può inviare una mail a: tempimoderniaps@gmail.com. L’acqusto potrà presto essere effettuato andando anche sul sito di ùTempi Moderni: www.tempi-moderni.net