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Intimidazioni agli amministratori, il caso-Lazio

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Il Lazio con 36 casi tra attentati, minacce ed intimidazioni ai danni di amministratori locali è la sesta regione d’Italia nella classifica stilata da Avviso Pubblico chiudono le prime 10 posizioni Veneto (30 casi, uno dei pochi territori in aumento), Emilia-Romagna (25), Toscana (23) e Sardegna. Al di là delle minacce agli operatori alla polizia locale impegnata nei servizi di controllo sulla normativa di prevenzione del covid e degli insulti via social ad alcuni sindaci (come quello di Anzio) nel Lazio ci sono fatti molto gravi. E’ il caso che riguarda la cittadina di Sermoneta borgo antico nella provincia di Latina: il 22 febbraio del 2020 c’è il primo attentato incendiario due auto bruciate a distanza di 15 giorni vittima dei roghi il vicesindaco di Sermoneta Maria Marcelli e suo figlio. Il 9 maggio viene incendiata la macchina del sindaco di Sermoneta. Le indagini dei carabinieri coordinati dalla procura di Latina portano ad individuare mandanti ed esecutori: il 25 settembre del 2020 vengono arrestati 4 soggetti. La mente di tutto, secondo la procura pontina, è Giuseppe Gentile, 46 anni, presidente della Proloco del paese, considerato il mandante degli incendi. Al centro delle indagini, ci sono gli interessi personalistici del presidente della Proloco, insoddisfatto della politica del sindaco di Sermoneta. Giuseppe Gentile, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, voleva partecipare all’organizzazione di fiere ed eventi di Sermoneta e aveva, in particolare, ritenuto un affronto che il sindaco lo avesse estromesso dalla gestione della Fiera di San Michele. Il culmine era stato poi raggiunto quando il vice sindaco Marcelli, con delega al centro storico, aveva fatto rimuovere le impalcature che da troppi mesi occupavano parte del suolo pubblico per la ristrutturazione di un immobile che lo stesso presidente della Proloco voleva trasformare in un b&b. I lavori di restauro dell’immobile erano stati bloccati per mesi e non era più possibile tenere le impalcature. Il 26 aprile scorso uno degli esecutori materiali viene condannato a 4 anni all’esito del giudizio abbreviato mentre gli altri 3 vengono rinviati a giudizio. Il caso Sermoneta ci racconta molto delle intimidazioni agli amministratori locali, ci illustra un metodo criminale, di intimidazioni e di prepotenza che oramai non appartiene solamente alla malavita organizzata.

In un territorio complesso come il Lazio ci sono altre storie che riguardano i comuni di Ardea, Anzio e Nettuno. Per parlare di queste realtà occorre partire da alcuni processi che hanno stabilito il radicamento delle mafie storiche: in particolare il clan Gallace della ‘ndrangheta (sentenza definitiva Appia), il clan calabrese dei Bellocco (sentenza di primo grado Magma) e il clan Fragalà emanazione dei Santapaola tra Pomezia ed Ardea (ci sono già due sentenze una in rito abbreviato ed una ordinaria del tribunale di Velletri). Territori dove le mafie sono radicate e in molti, troppi faticano a denunciare e a collaborare con le forze dell’ordine. In queste città, da tempo, si registrano decine di attentati ed intimidazioni ai danni di segretari comunali, vice sindaci, sindaci, consiglieri di maggioranza e di opposizione. Un clima pesante che colpisce città a pochi chilometri dalla capitale. Avviso Pubblico nel suo report del 2020 elenca questi fatti: si parte da Ardea il 28 febbraio del 2020 viene bruciata la macchina della consigliera Anna Maria Tarantino, il 24 maggio del 2020 Ancora un incendio doloso agli uffici comunali di Ardea. Otto anni dopo le fiamme che distrussero l’ufficio tecnico, il fuoco ha danneggiato pesantemente la sede dei servizi sociali, a ridosso del centro storico. Evidente la matrice dolosa dell’incendio: sono state trovate tracce di liquido infiammabile. In quei giorni i servizi sociali sono nel mirino per i ritardi con cui vengono distribuiti i buoni spesa alle famiglie colpite dall’emergenza economica a causa del coronavirus. Ad Anzio si parte dalle scritte sui muri che ingiuriano la consigliera di opposizione del Pd Lina Giannino è il 18 maggio del 2020, il 20 novembre un proiettile calibro 38 viene spedito alla stessa consigliera. Infine il 4 ottobre del 2020 viene aggredito l’assessore di Nettuno Marco Roda il quale si dimetterà poco dopo. Motivi dell’aggressione dice l’assessore dimissionario: questioni personali.


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