BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Dieci anni di GiULiA Giornaliste

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GiULiA giornaliste ha dieci anni. E pensiamo che ci sia più che mai bisogno di lei: una associazione di professioniste (Unite, Libere, Autonome) che hanno a cuore l’informazione, la buona informazione, che continuano a credere che il nostro lavoro quotidiano di giornaliste e giornalisti possa aiutare la crescita democratica. E crediamo che la parità reale tra uomini e donne, nella società, nel lavoro e anche nel potere sia soprattutto una questione culturale: e vive nella rappresentazione che se ne dà sui nostri giornali. I media devono raccontare tutta intera la società, anche il lavoro delle donne, le eccellenze delle donne, e con il linguaggio e la grammatica rispettosi delle donne, cosa che ancora, purtroppo, non è. O è troppo poco.

In dieci anni tanto è cambiato. Sentiamo dire alla tv sindaca e ministra (non sempre). Leggiamo un po’ meno che una donna è stata uccisa perché lui l’amava troppo, o per un raptus (però scopriamo poi che il lockdown è motivo di violenza sulle donne). Un passo avanti e due indietro. E noi insistiamo: corsi di formazione, manuali in collaborazione con docenti prestigiose, persino spettacoli teatrali.

Nei giorni scorsi si è tenuta l’assemblea di GiULiA, per eleggere il nuovo gruppo dirigente che la guiderà nei prossimi due anni. Una assemblea che non potevamo aspettarci così tanto affollata (parte in presenza, molto via web), così ricca negli interventi, e infine così partecipata al voto: oltre il 70% delle aventi diritto, l’urna stracolma, un dato che di questi tempi è davvero eccezione.

Anche per questo è tempo, per GiULiA, di allargare gli orizzonti.

Di guardare oltreconfine stringendo sempre più rapporti e relazioni con associazioni e gruppi di giornaliste europee che hanno i nostri stessi problemi. Nei prossimi giorni a Milano incontreremo le giornaliste che, come GiULiA, si occupano di ricercare e promuovere le eccellenze femminili sui media, creando dei data-base da mettere a disposizione delle redazioni (e non solo): è un modo per smantellare i manel nei convegni (ci sono le donne capaci, ci sono!), e soprattutto per portare nelle agende di colleghe e colleghi i nomi di esperte da invitare e intervistare accanto agli esperti. È uno dei progetti di GiULiA, “Enwe” (European Network for Women Excellence), nato dal successo dell’iniziativa “100 esperte”.

Intanto con il Forum delle giornaliste del Mediterraneo, ormai alla sesta edizione, sentiamo la voce delle giornaliste impegnate sui fronti difficili della professione in giro per il mondo.

E, ospiti nelle scorse settimane del FilmFestival dei diritti civili di Lugano, abbiamo avuto modo di confrontare le nostre inchieste sulla violenza on-line contro le giornaliste, con quelle promosse in altri Paesi, dall’Osce ma anche in Belgio e in Francia.

Rapporti che vanno consolidati, perché l’informazione – e l’informazione delle donne – non può avere frontiere.

Ma dal globale al locale GiULiA deve anche sviluppare il rapporto con i territori in cui è più radicata, al fianco delle associazioni di donne e della cosiddetta “società civile”, per ottenere spazi, leggi, l’attenzione dovuta dalla politica. Già in Puglia come nel Lazio, in Lombardia come in Piemonte, queste reti sono forti.

È una strada da percorrere con decisione, perché l’informazione non è un “bene” delle giornaliste e dei giornalisti, ma di tutte e di tutti.

Abbiamo bisogno di essere dentro la società che si vuole evolvere, per poterla raccontare.

Intendiamo continuare a “fare rete” con chi ci assomiglia, con chi crede nei valori alti della democrazia, mantenendo però ferma la barra di navigazione: avere dei giornali che raccontano la realtà tutta, dove per le donne – come per i giovani, come per quelle che vengono ritenute minoranze – non ci siano spazi dedicati, ma un flusso delle notizie, uno sfoglio di prime pagine, che tutte e tutti racconta. E per questo servono anche donne – giornaliste – alla guida dei nostri giornali: non per gentile concessione o calcolo politico, ma perché ci siamo.


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