Udite…Udite… Il “Riccardo III” dell’intramontabile drammaturgo inglese trova magicamente spazio e presenza nei legni d’arte dei Fratelli Napoli, in un incontro dove la forza del testo si ramifica nei 50 pupi chiamati a dare vita a una delle più celebrate e complesse opere del Bardo.
Il punto d’incontro sta, come sottolinea nelle note di regia Alessandro Napoli, che ha anche adattato e ridotto il testo, nel comune denominatore della tragicità dell’esistenza, al di là di facili elementi consolatori. I due generi convergono altresì nell’aspirazione a un mondo più giusto. Il Male tuttavia può trionfare sul Bene, sempre impegnato a contrastarlo in una lotta inarrestabile, scardinando il progetto di un fausto destino.
Questi due elementi di grande spessore uniti insieme ad altri particolari, spiegano l’accostamento del teatro popolare con l’eccellenza del teatro colto. Al centro della tragedia shakespeariana emerge la figura di Riccardo, il protagonista, che incarna il male. Immerso in un corpo deforme l’eroe negativo evoca il traditore per eccellenza dell’Opera dei Pupi, Gano di Magonza. La scena del corteggiamento di Lady Anna ricorda Gano con Berta. “ Le donne, i cavalier, l’arme gli amori…” per dirla con Ariosto fanno il resto.
Queste affinità già intraviste negli anni ‘60 dal più autorevole studioso dell’Opra, Antonio Pasqualino, lo avevano condotto a realizzare un allestimento del Riccardo III per i pupi palermitani. Nel 2012 i Fratelli Napoli accolsero l’invito del regista Elio Gimbo a cimentarsi nella tragedia con un cast misto di uomini e pupi. Infine in questa ultima edizione del 2021 “La tragedia di Riccardo III”, a cento anni dalla fondazione della Compagnia dei Fratelli Napoli, è interamente affidata all’arte dei grandi pupari catanesi, impegnati in un’operazione raffinata e simbolica di grande potenza e suggestione, a palco aperto. Gli spettatori possono infatti vedere in action la Compagnia, mentre esegue le operazioni rituali, svelando i segreti del mestiere.
La figura del perfido Riccardo, avido di potere fino alle estreme conseguenze, qui si sdoppia negli abili gesti dei “manianti” e nella accurata tensione delle voci dei “parraturi”, in una esibizione impeccabile sia sul piano dei movimenti che sulla tensione del recitato, evocando la doppiezza asservita al potere, suggello della catena di delitti e di nefandezze che il gobbo sparge sul suo cammino verso il trono. L’orrido personaggio con la sua scia di male puro si insinua e ci avvolge in una spirale sottile e per certi versi affascinante, rivelando a cosa può giungere la creatura umana accecata dall’ambizione smodata. Particolarmente suggestiva ed efficace la scena del sonno di Riccardo, popolato dai fantasmi delle sue vittime, in un crescendo di tensione ai limiti dell’horror, che ricorda la scena delle allucinazioni del Macbeth.
Visibilmente l’impronta leggendaria dei pupi in questa tragedia rivisitata si porta dietro il pathos di cui è intrisa la scena dell’Opera di tradizione, grondante sangue, dolore, voglia di riscatto. Il felice connubio tra i due mondi mostra ancora una volta la forza interpretativa dei Napoli, artisti con un piede nella tradizione e uno nell’innovazione, qui immersi corpo e voce nell’universo della grande affabulazione shakespeariana.
LA TRAGEDIA DI RICCARDO III
di William Shakespeare
Adattamento e riduzione per pupi catanesi di Alessandro Napoli
PARLATORI
Fiorenzo Napoli, Davide Napoli, Agnese Torrisi
Con la partecipazione straordinaria di Tiziana Giletto
MANIANTI
Giuseppe Napoli, Alessandro Napoli, Dario Napoli, Marco Napoli
Fonica e luci Giacomo Anastasi
Produzione Compagnia F.lli Napoli. Opera dei Pupi di Catania
Al Teatro Istrione di Catania fino al 7 Novembre