Continuano gli arresti in Bielorussia mentre i riflettori sono puntati sul confine polacco

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Mentre tutti i riflettori sono puntati sulla drammatica situazione al confine polacco, in Bielorussia continuano gli arresti, l’eliminazione dei media indipendenti procede senza ostacoli e le torture dei prigionieri politici sono diventate una surreale normalità della quale non parla più nessuno.

Dopo che l’autorevole testata indipendente Belsat è stata proclamata un’organizzazione estremista, nei giorni scorsi anche l’agenzia di stampa indipendente BelaPAN è stata bandita dalle autorità del regime dittatoriale, sempre con il pretesto di estremismo. L’estremismo in questione consiste nell’informare il pubblico in una maniera imparziale e non contaminata dalla propaganda del regime dittatoriale.

La rappresentante di Belsat Iryna Slaunikava è stata arrestata 29 ottobre scorso insieme al marito al rientro in Bielorussia dalle vacanze passate all’estero. La coppia è stata accompagnata in carcere in via Okrestin a Minsk direttamente dall’aeroporto senza neanche aver ritirato i bagagli.

Entrambi i coniugi sono stati condannati a 15 giorni di reclusione per la cosiddetta diffusione del materiale estremista. Nella cella doppia dove Iryna è stata rinchiusa insieme alle altre nove donne le autorità della struttura penitenziaria hanno creato le condizioni particolarmente dure e dal 1 novembre hanno smesso di fornire alle detenute la carta igienica. L’assenza di altri beni di prima necessità, come gli spazzolini da denti, gli assorbenti e i medicinali sono all’ordine del giorno nella struttura penitenziaria soprannominata “il carcere degli orrori” ancora dall’anno scorso. I pacchi dei familiari non vengono recapitati a tutti quelli che sono incarcerati per i motivi politici, di conseguenza è la prassi che in una cella con 12 persone ci sono 4 spazzolini da denti che si passano da generazione in generazione. I letti sono senza materassi, la luce elettrica è accesa 24/7, i detenuti vengono privati dell’ora dell’aria nel cortile e la possibilità di farsi la doccia viene loro negata. Durante la notte i detenuti vengono svegliati due volte, alle 2.00 e alle 4.00, per il cosiddetto appello, ma in realtà si tratta di una forma di privazione del sonno.

In segno di protesta le detenute della cella n.15 dove le autorità avevano rinchiusi Iryna Slaunikava hanno annunciato lo sciopero di fame, ma il gesto ha solo provocato un ulteriore giro di vite. Alla comunicazione delle detenute di smettere di mangiare fino al miglioramento delle condizioni le guardie hanno buttato per terra due secchi di varechina e hanno chiuso la finestra. Anche i pochi oggetti personali delle detenute sono finiti per terra, i pochi beni di prima necessità sono stati confiscati. Successivamente le autorità hanno tolto il secchio, la scopa e il moccio utilizzati per pulire la camera. In risposta alla lamentela delle detenute le guardie hanno rovesciato il cestino della spazzatura dicendo che ora devono usare quello per lavare per terra.

Lo sciopero di fame è stato interrotto perché le donne più determinate ad andare fino alla fine avevano finito di scontare la condanna e sono state liberate, mentre le nuove arrivate non hanno voluto aderire allo sciopero per la paura delle ulteriori ritorsioni.

Iryna Slaunikava e suo marito avrebbero dovuto essere rilasciati 15 novembre perché avevano finito di scontare la condanna, ma sono stati condannati nuovamente ad altri 15 giorni, da scontare nelle condizioni di cui sopra. È durante l’udienza in tribunale tenutasi 15 novembre che Iryna ha raccontato delle sevizie subite.

Secondo ong per i diritti umani Viasna, il numero di prigionieri politici in Bielorussia oggi, 19 novembre 2021, è 873 ed è destinato a crescere, mentre l’Associazione bielorussa di giornalisti BAJ fa sapere che 29 operatori dei media sono in carcere. Il totale degli arresti da agosto 2020 ha superato ormai 37mila, con minimo 4600 procedimenti penali politicamente motivati. Lo riporta l’Ufficio della Presidente eletta bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya.


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