Era arrivato dalla Siria con i suoi genitori, sperando in un futuro diverso e invece ha trovato la morte. É deceduto nella foresta al confine tra Bielorussia e Polonia all’età di un anno a causa del freddo e per l’impossibilità di ricevere aiuti umanitari e assistenza da parte dei genitori, gravemente feriti. Quando gli operatori del Centro polacco per l’aiuto internazionale sono intervenuti nel gelo dopo una segnalazione d’emergenza, hanno trovato una coppia di siriani feriti con una lesione al braccio lui, e taglio da coltello alla gamba lei, e il loro figlioletto privo di vita.
“E’ straziante vedere un bambino morire di freddo alle porte d’Europa. Lo sfruttamento dei migranti e dei richiedenti asilo deve cessare, la disumanità deve cessare”, ha twittato il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli.
Questa morte arriva a pochi giorni dalla Giornata Internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra il 20 novembre di ogni anno; un giorno per far luce e riflettere sulla situazione dei bambini a livello globale.
Un giorno in cui dovremmo pensare ai tanti bambini e adolescenti rifugiati e migranti, colpiti dagli orrori della guerra, vittime della violenza e dello sfruttamento e oggetto di discriminazione.
Proprio come il piccolo bimbo morto di freddo, che sarebbe potuto essere salvato se solo l’Europa fosse intervenuta tempestivamente in questa crisi umanitaria che presto potrebbe degenerare in un conflitto di maggiore portata.
Sono già pronte le sanzioni con il via libera del Consiglio Ue nei confronti della Bielorussia che da mesi rifiuta di ospitare i profughi al confine e li dirige verso la Polonia.
Una decisione quella delle sanzioni, che è stata presa nella riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea, e che permetterà a Bruxelles di colpire individui ed entità che organizzano o contribuiscono ad attività del regime di Lukashenko che facilitano l’attraversamento illegale delle frontiere esterne dell’Ue.
L’Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, ha dichiarato «La decisione odierna riflette la determinazione dell’Unione Europea a resistere alla strumentalizzazione dei migranti a fini politici. Stiamo respingendo questa pratica disumana e illegale. Allo stesso tempo, continuiamo a sottolineare l’inaccettabile repressione in atto da parte del regime contro la propria popolazione e noi risponderemo di conseguenza».
In Bielorussia, Lukashenko ha ribadito che “non vuole un conflitto di confine. Il conflitto semmai è necessario alla Polonia” e si è anche detto pronto a trasportare i migranti bloccati al confine con la Polonia a Monaco, in Germania, con i jet della compagnia di bandiera Belavia.
Dopo la morte del bambino siriano le autorità locali hanno svuotato il campo per i migranti accanto al varco di Kuznica. Un portavoce di Aleksandr Lukashenko ha reso nota una telefonata del presidente bielorusso con la Cancelliera tedesca Angela Merkel in cui è stata concordata la creazione di un corridoio umanitario per la Germania per 2mila migranti.
Minsk, in cambio, ha accettato di rimpatriare 5mila altri migranti. Il portavoce ha anche reso noto che i primi 431 migranti iracheni sono stati rimpatriati. Gli altri “si sono categoricamente rifiutati di partire”, ha aggiunto.
In Polonia invece Mateusz Morawiecki, il primo ministro polacco, in un’intervista al giornale tedesco Bild ha dichiarato che la situazione al confine può destabilizzare l’intera Ue e attendono la costruzione del muro anti-migranti.
Un muro che sarà pronto per la metà del prossimo 2022, lungo circa duecento chilometri e alto fra i cinque e i sei metri, sormontato da bobine di filo spinato. Sarà presidiato giorno e notte, senza sosta, da decine di migliaia di guardie di frontiera armate e monitorato da telecamere termiche e sensori di movimento montati su pali disposti a intervalli regolari. Una barriera che rendere impossibile qualunque passaggio di migranti dalla Bielorussia alla Polonia.
In questo continuo gioco delle parti al confine tra Bielorussia e Polonia si continua a morire.
Il bimbo di un anno è la 13 vittima di un dramma che si sta consumando alle porte dell’Europa e probabilmente non sarà nemmeno l’ultima.