Lo temevamo e alla fine la situazione in Sudan e precipitata. Nella notte il ‘colpo di stato annunciato’ é stato compiuto.
i militari hanno arrestato il premier Abdalla Hamdok.
Secondo le nostre fonti ad aver preso il controllo sarebbero i generali fedeli al generale Abdel Fattah al Burhan in un momento delicatissimo della transizione del Paese diviso in due fazioni dalla cacciata dell’ex presidente Omar al-Bashir.
Solo ieri i gruppi pro democrazia erano scesi in piazza per sostenere il governo civile e avevano messo in guardia rispetto alla volontà delle forze di sicurezza di prendere il pieno controllo del potere.
Le dimostrazioni erano state disperse con la forza e con l’uso di lacrimogeni.
Nei giorni precedente avevano manifestato anche i pro militari chiedendo le dimissioni di Hamdok. In quel caso i manifestanti che non erano stati bloccati, erano riusciti a chiudere le strade e i ponti principali di Khartoum.
Da questa notte Internet è inaccessibile in tutto il Paese ma l’Associazione dei professionisti sudanesi, tra le componenti delle “Forze per la libertà è il cambiamento”, è riuscita a chiamare a raccolta i sostenitori del governo di transizione.
In queste ore centinaia di dimostranti si sono radunati nelle strade della capitale per protestare contro gli arresti ma le milizie filogovernative hanno bloccato le strade principali che portano al quartier generale della Difesa.
La situazione può dunque precipitare e trasformarsi in una carneficina.
In Sudan il popolo che ha combattuto per la libertà e il cambiamento, portando alla caduta del regime del presidente Omar al Bashir, non lascerà di buon grado che la “rivoluzione” venga fermata. Prima del golpe e anche oggi in migliaia continuano a urlare con forza “no” ai militari al potere.
“Facciamo appello alle masse affinché scendano in piazza e le occupino, blocchino le strade con barricate, indicano scioperi e neghino ogni collaborazione ai golpisti. Da oggi sia disobbedienza civile. Non saremo governati dai militari e dalle milizie. La rivoluzione è del popolo” l’appello lanciato via Twitter e che non è rimasto inascoltato.