Per il mondo reale? Sempre dritti verso il ballottaggio

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Ci sono le elezioni per l’Ordine.  Ah sì. E quando? E come si fa? Cosa? La PEC oppure venire a votare domenica! Tutto questo sbattimento per un organismo che non so bene cosa faccia…

Alzi la mano chi non si è sentito rispondere così da almeno una decina di giornalisti. Una giovane collega, mia ex studentessa della Scuola Tobagi, mi ha tirato un fendente di cui porto ancora i segni: «avessi mai avuto un contratto da giornalista in tutte le redazioni in cui ho lavorato…»

La fotografia è questa, inutile girarci intorno. C’è una distanza tra il mondo reale che campa di deregulation e un vertice della categoria che sembra assorto in altro. Anticipo la contestazione: e cosa c’entra l’Ordine con i contratti? Quelli spettano al sindacato. Certo, ma se l’Ordine non riesce ad accompagnare le trasformazioni del giornalismo, non fornisce una formazione aggiornata e utile, non sanziona in modo serio chi svilisce il nostro lavoro, se non riesce ad essere un punto di riferimento riconosciuto per tutti/e, di ogni età anagrafica e aziendale che cosa ci sta a fare?

In queste ore – non negatelo! – ciascuno di noi ha tirato fuori la calcolatrice e le vecchie buste paga per capire cosa succederà con l’assorbimento dell’Inpgi nell’Inps. Tutti tranne chi ha già gettato la spugna: «tanto, con tutti i lavoretti precari, non vedrò la pensione». L’Ordine in tutta questa partita è spettatore? A giudicare dai comunicati usciti sembrerebbe di no. E poi l’Inpgi ha fatto da cuscinetto in diverse crisi che stavano smantellando redazioni e gruppi editoriali. Con la piccola Inpgi dentro la grande Inps sarà lo stesso? Sarà uguale il rapporto diretto tra il sindacato che in prima linea gestiva le vertenze e la cassa previdenziale?

Pur con compiti diversi gli enti a difesa del giornalismo sono permeabili. E sono investiti da trasformazioni impetuose. Esserci con idee chiare, saldamente ancorate alle nostre “carte” deontologiche e ancora più su ai valori della Costituzione non è un auspicio retorico.

Detto questo occorre superare le pigrizie e votare. Accendere il computer e votare tramite PEC nei giorni 3 e 4 novembre, dalle 10 alle 20. Oppure coprirsi bene e andare al seggio domenica 7, dalle 10 alle 18. In Lombardia ci stiamo provando, mettendo assieme un gruppo di persone ben assortite come età ed esperienze, che si sono ritrovate su questi valori.

Tutto quello che avreste voluto sul ballottaggio ma non vi hanno voluto dire lo trovate qui.


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