A Verona cercarono di impedire la presentazione del suo libro, unico cronista in Europa costretto a vivere sotto scorta perché minacciato dai nuovi fascisti, ha scritto “Nazitalia” e ha raccontato, per primo e nel dettaglio, le brigate nere d’Italia e i loro contatti con numerosi rappresentanti istituzionali, che vanno da consiglieri comunali a europarlamentari. Ecco chi è Paolo Berizzi, il giornalista di Repubblica di cui si fanno beffa i fascisti milanesi nel video-inchiesta di Fanpage. La sequenza è questa: tutti insieme per una foto e invece di sorridere pronunciando cheese, dicono “Berizzi”. Ed ecco che abbiamo il coscritto, il cronista più scomodo per i neonazisti italiani. Il rapporto tra una frangia sempre più ampia e visibile dell’estrema destra in Italia con i giornalisti non è buono da anni. A gennaio 2019 due cronisti de L’Espresso, Federico Marconi e Paolo Marcheti vengono aggrediti fisicamente mentre stanno facendo un servizio sulla commemorazione dei morti di Acca Larentia, spintonati, privati del cellulare e, di fatto, cacciati. Gli autori del blitz verranno individuati, grazie alle stesse immagini girate, in Vincenzo Nardulli, esponente di Avanguardia Nazionale e Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova. Seguirà un processo davanti al Tribunale di Roma e la condanna per entrambi a cinque anni e mezzo con il riconoscimento dei danni alla Federazione Nazionale della stampa Italiana costituita parte civile. Le udienze, in particolare quella in cui fu sentito Marconi, offrirono uno spaccato della potenza dei gruppi neofascisti italiani perché si svolse in un clima di tensione con la presenza in aula di attivisti. Di aggressioni ai giornalisti al lavoro ne sono seguite molte altre e la situazione è diventata nei cortei no mask prima e no vax dopo, anche lì insulti e danneggiamenti, botte, cori contro gli operatori dell’informazione. Un filo nero ha sempre legato queste manifestazioni al mondo non più tanto sommerso nei nuovi fascisti italiani. Ciò che è avvenuto in rete è stato anche peggio, con catene organizzati di insulti contro i giornalisti. Il più bersagliato dalle brigate nere resta lui, Paolo Berizzi, che ha scandagliato anche i legami tra formazioni neofasciste, ultrà del calcio e, sempre più spesso, criminalità organizzata. Nel video di Fanpage in cui, tra le altre cose, si inneggia a Hitler tra molti saluti romani, c’è anche Chiara Valcepina, diventata consigliera comunale a Milano e che dunque va ad aggiungersi all’elenco dei rappresentanti delle istituzioni che hanno a che fare con movimenti vietati dalla costituzione vigente. Realtà di cui molti chiedono lo scioglimento proprio in considerazione del divieto di ricostituzione del partito fascista. Invano, finora.
“Dopo l’inchiesta di Fanpage e le vergognose immagini andate in onda ci saremmo aspettati provvedimenti nei confronti di chi continua a attaccare Paolo Berizzi, dentro e fuori la rete, ovvero denuncia e sanzioni contro mandanti e esecutori – dice il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti -. Ci aspettiamo anche che intanto qualcuno chieda scusa a Berizzi, la cui ‘colpa’ è rivelare e smascherare ogni giorno, onorando la Costituzione antifascista e antirazzista, le trame dei gruppi nazifascisti e di chi strizza loro l’occhio o ci va a braccetto”
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