Sono sei donne. Si presentano al pubblico schierato in piedi su una parte del palco, in una sorta di prologo di contatto. Nella seconda parte si muoveranno lungo una linea ferrata che divide gli spettatori in due ali, in un assetto scenografico di grande effetto del teatro sconvolto, dove la scena è palco e platea. L’approccio prossemico ce le rende ancora più vicine empaticamente, mentre si insinuano nel nostro immaginario facendoci rivivere le loro storie vissute in un momento storico straordinario: l’estate del 1944. Con lo spettacolo “Donne in guerra” apre i battenti la stagione del Teatro Stabile catanese. Un appuntamento importante dopo la lunga chiusura che ha fermato le attività artistiche in questo settore. Una scelta consapevole di Laura Sicignano, direttore del Teatro, autrice del testo e regista, che insieme al suo magnifico cast ha inalberato forza, volontà, passione, competenza ed esperienza, per combattere la pacifica guerra delle donne, affiancando gli sforzi del presente alle storie del passato, in una linea immaginaria che unisce tutte.
Sono storie vere, di donne realmente vissute, coraggiose e forti. L’Italia è sconvolta dalla guerra civile. “Gli uomini sono in guerra, sono in montagna, molti sono morti” scrive la Sicignano nelle note di regia. “Restano le donne e si barcamenano per sopravvivere”. Sono giovani e ribelli. Hanno sofferto fame, soprusi, vessazioni; hanno conosciuto il pericolo, la morte; hanno negli occhi il loro vissuto che ricordano con sguardi intensi, febbrili, sorrette da un’energia indomabile. Lottano per salvare la vita e la dignità. Cercano un rispetto che qui si fa corpo, preghiera, rito, natura, cibo. La donna è tutto questo e di più, molto di più.
Dare corpo e memoria a queste donne e simbolicamente a tutte le donne che combattono la loro guerra quotidiana a modo loro, facendo “guerra alla guerra” come griderà una delle protagoniste: ecco il senso di questa “sacra rappresentazione” che possa restituirle alla memoria, offrirne il profumo a noi che lo accogliamo, e al muliebre cast la meravigliosa opportunità della responsabilità di rappresentarlo. “Più eroine che vittime” secondo la Sicignano, queste donne ci dicono che cosa è stata la loro scelta di vita in quel momento. Ce la porgono, ognuna a suo modo. Preziose, sconvolgenti testimonianze di una realtà drammatica grondante di vita e morte, di cui è depositaria la saggia Zaira, la levatrice che prepara anche i morti per l’ultimo viaggio, che Egle Doria ha incarnato empaticamente, perfettamente. Lei, la consolatrice e demiurga, sottile e profondo tramite tra la terra e il cielo, conferisce dignità e speranza alle altre compagne: l’onesta operaia Maria di Federica Carruba Toscano che ci ha travolto con la sua freschezza prorompente; la ferrigna e splendente partigiana Anita di Barbara Giordano, la tenera Irene dalla mente svanita della delicata Isabella Giacobbe, la vigorosa e ingenua fascista Milena di Leda Kreider, la patetica piccolo- borghese signora De Negri di Carmen Panariello. Si alternano in lunghi monologhi intrecciati, dialogando a tratti. In un lungo racconto a più voci narrano degli orrori e atrocità della guerra e delle loro storie personali. Sono vibranti, toccanti, balzano vive dal buio del tempo e ci conducono per mano a quel sottile confine tra passato e presente, indicando un futuro per tutti coloro che credono e sperano. Straordinariamente interpretate e magistralmente dirette, queste sei donne, superbe nella loro singolarità, magicamente si fondono in un insieme coeso, da cui traspare un percorso interiore che le rende speciali. Hanno lottato e hanno vinto, perché la loro vita ha avuto un senso, anche se ne sono state private senza senso.
Ogni storia è una piccola perla di una collana preziosa che Laura Sicignano e Alessandra Vannucci, coautrice del testo, ripropongono in un riallestimento del pluripremiato spettacolo del 2008: menzione al Premio Ubu, Premio Fersen 2015 per la regia, Premio internazionale Les Eurotopiques 2014. Le due autrici hanno raccolto storie dai racconti delle nonne; storie familiari o testimonianze di quel tempo, per non dimenticare. Emblematica la scelta di questo spettacolo in apertura, dove il l rapporto attore-spettatore si fa un insieme indistinto, al servizio di una vicenda umana che ci scuote profondamente. Sono state le donne, in assenza degli uomini a reggere il destino di un’Italia devastata dalla guerra, a farsi colonne portanti di una generazione travolta dalla guerra, dal dolore, dalla disperazione, ma proprio per questo fameliche di quella vita che era stata loro negata.
Dalla regia accurata ed efficace di questo bel testo traspare un sentimento profondo di riconoscenza e gratitudine per un mondo sommerso, partecipato con convinzione. La pièce è riuscita a restituire l’eccezionalità di questo “incontro” favorendo altresì un’atmosfera solidale che si percepisce a ogni gesto, a ogni battuta. Sei donne unite nel dolore, nel coraggio, nella forza.
Dare un volto e una voce a queste “combattenti” ha dato vita a uno spettacolo importante, forte e delicato al tempo stesso, come l’animo femminile, che qui viene rappresentato fuor di retorica, offerto con onestà e convinzione, accolto con emozione da un pubblico commosso e plaudente.
DONNE IN GUERRA
testo di Laura Sicignano e Alessandra Vannucci
regia Laura Sicignano
con Federica Carruba Toscano, Egle Doria, Isabella Giacobbe, Barbara Giordano, Leda Kreider, Carmen Panarello
assistente alla regia Francesca Mazzarello
scene di Laura Benzi riprese da Elio Di Franco
costumi di Laura Benzi ripresi da Riccardo Cappello
luci Gaetano La Mela
produzione Teatro Stabile di Catania
Al Teatro Stabile di Cataniahttps://www.scriptandbooks.it/2021/10/14/la-pacifica-guerra-delle-donne-sui-legni-del-teatro-stabile-di-catania/
Dal 28 settembre al 29 Ottobre