BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

La Norma belliniana indossa il tricolore nel pregevole straniamento della regia di Davide Livermore

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Ad accoglierci, nell’originale incipit dell’opera, è il vero salotto di Giuditta Pasta, il primo soprano a cantare il 26 Dicembre 1831 le altezze sublimi delle melodie di Vincenzo Bellini nella sua più celebrata opera lirica: “Norma”. Un’atmosfera rétro subito smentita dai modernismi degli effetti scenografici che il regista Davide Livermore, prodigo di pannelli semoventi, imponenti video proiezioni, ha vestito della magia del virtuale, sfondo suggestivo dell’esile, elegante figurina in nero del soprano. La donna, a cui ha prestato le movenze la grazia delicata di Clara Galante, si agita seduta sul divano; è ormai avanti con gli anni, in preda all’onda dei ricordi. La scena si anima. Nel salotto irrompono i fantasmi del passato.

La prima della Norma è davanti ai suoi, ai nostri occhi. I Galli invadono la stanza, mentre Giuditta, alter ego silenzioso di Norma, partecipa, mimo d’eccezione, al dipanarsi della vicenda. L’artista, sensibile patriota, attraverserà costantemente la scena, agitandosi nel ricordo del difficile esordio (la prima dell’opera fu un mezzo fiasco), e nella realtà risorgimentale che sta vivendo, in un interessante espediente registico che stuzzica e moltiplica il punto di vista dello spettatore. La visione multifocale conferisce indubbiamente all’opera una varietà prospettica, ampliata dal coro di finti spettatori in abiti ottocenteschi plaudenti nei palchi, dando un nuovo smalto al noto capolavoro, senza intaccarne la sostanza.

Le vicende di Norma, ispirate a Medea, su libretto di Felice Romani, tratto dalla tragedia “Norma, ou L’infanticide” di Soumet, narrano un’analoga, tragica storia di abbandono.

Il dramma lirico è ambientato in una foresta delle Gallie. Norma, la protagonista, è figlia di Oroveso, capo dei Druidi, druidessa del tempio di Irminsul. Contravvenendo al voto di castità, ama segretamente Pollione, proconsole di Roma, da cui ha avuto due figli. L’amante tuttavia si è invaghito della giovane ministra del tempio, Adalgisa, e medita di lasciare Norma, che venuta a conoscenza del tradimento dalla confessione di Adalgisa inconsapevole, medita vendetta. Prima vorrebbe uccidere i figli, poi mossa a pietà cerca una soluzione conciliativa al dramma che sta vivendo, ma davanti alla crudele ostinazione di Pollione la vindice istiga il suo popolo alla ribellione contro i dominatori romani. Intanto il proconsole viene catturato mentre violava il sacro recinto del tempio nel tentativo di rapire Adalgisa. Norma, in preda al furore, scatenando fulmini e tempeste, sta per denunciare la rivale che ha violato il voto di castità. Rendendosi conto però che lei per prima è colpevole, denuncerà se stessa, affiderà i figli a suo padre, perirà nel rogo insieme al suo amante pentito.

Un melodramma senza sconti, dove l’accostamento tra la rivolta dei Galli durante la dominazione romana e il nostro Risorgimento, con tanto di barricate e sbandieramento del tricolore è la seconda strategia di Livermore, che ha disseminato la stanza dei ricordi di tronchi imponenti, di Galli, rivoluzionari, barricate risorgimentali, in un poutpourri di costumi e fogge di varie epoche, generando in alcuni momenti, tra tanta abbondanza, una vaga sensazione di affastellamento, che  sembrerebbe riprodurre la confusione nella mente di Giuditta tra l’opera e il presente storico che l’artista sta vivendo.

La vivacità indiscussa dell’impronta registica ha dato una nuova veste all’opera più famosa del Cigno catanese, accompagnando efficacemente la preziosità della linea melodica dell’opera, tra le più ardue per esecuzione vocale. Su questa griglia innovativa nel noto capolavoro si arrampicano e dominano applauditissime voci prestigiose del panorama internazionale, capaci di suscitare emozioni intense sia per la loro bellezza, che per la potenza dell’estensione.

La superba Norma del soprano lituano Marina Rebeka, ci ha deliziato con la sua voce dal timbro caldo, corposa, possente; la furia di Pollione è stata resa in tutto il suo vigore dalla pienezza del tenore Stefan Pop; la dolcezza espressiva di Adalgisa del mezzo soprano Annalisa Stroppa ha toccato vertici di purezza esecutiva; le profondità di Oroveso sono state pienamente rese dal basso Dario Russo, mentre l’esecuzione dell’Orchestra del Teatro Massimo ha eseguito la partitura con perizia e passione, sotto la direzione partecipe di Fabrizio Maria Carminati, che ha fortemente voluto questo omaggio, utilizzando per la prima volta l’edizione critica dell’opera che Roger Parker sta realizzando per Ricordi.

Una scintillante edizione-omaggio che la città ha voluto offrire al suo figlio straordinario nel giorno della ricorrenza della sua tragica e misteriosa morte, il 23 Settembre1835 a Puteax.

L’opera è stata trasmessa in diretta su RAI 5.

Clara Galante attrice, cantante, autrice, interprete di alcune delle più interessanti figure femminili della nostra storia. Alterna la recitazione, la scrittura, la regia e il canto. Si diploma all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico con una regia di Andrea Camilleri. Fondamentali sono stati gli incontri con i registi Peter Brook e Luca Ronconi, con i quali collabora e delinea una sua autonoma espressione artistica. Marina Cvetaeva è la sua poetessa di riferimento e musa, già dal 2000 quando al Teatro Studio del Piccolo di Milano debuttò con “Indizi Terrestri” suo spettacolo ispirato all’opera di Cvetaeva.Tra le collaborazioni più significative, ricordiamo la Biennale d’Arte “Performa” di New York, la Columbia University e il Watermill Center di Bob Wilson.​ Debutta a Seoul protagonista dell’ Opera “The Mission” scritta da Ennio Morricone.
Col suo sguardo profondo intorno all’Arte contemporanea, debutta al Macro Museo d’Arte Contemporanea di Roma con un suo testo “Una Vita o Prove di Liberazione” performance protagonista anche al Festival LiberAzioni di Torino.
In Francia scrive brani che accompagnano documentari su France 3 e alcune serie di successo come “Emily in Paris” prodotto da Netflix e “Une ile” con Laetitia Casta, prodotto dal canale Arté Fr.

NORMA

Tragedia lirica in due atti di Felice Romani
Musica di Vincenzo Bellini
Edizione critica a cura di Roger Parker

Personaggi e interpreti

Pollione Stefan Pop
Oroveso Dario Russo
Norma Marina Rebeka
Adalgisa Annalisa Stroppa
Clotilde Tonia Langella
Flavio Saverio Pugliese

Con la partecipazione straordinaria di Clara Galante nel ruolo di Giuditta Pasta

Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini

Fabrizio Maria Carminati direttore
Luigi Petrozziello maestro del coro
Davide Livermore regista e scenografo
Chiara Osella aiuto regista
Lorenzo Russo Rainaldi scenografo
Marianna Fracasso costumista
Vincenzo Raponi luci
Giovanna Giorgianni aiuto costumista

 

Al Teatro Massimo Bellini di Catania

La Norma belliniana indossa il tricolore nel pregevole straniamento della regia di Davide Livermore


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