Dopo la gravissima sentenza di condanna di Mimmo Lucano ci sono due domande che appaiono imprescindibili? La prima è molto semplice; ha avuto successo il modello Riace? Per me è ovvio che non abbia avuto successo. Un modello ha successo se si diffonde e così da modello diviene prototipo e poi prodotto seriale. Non conoscendo altri esperimenti come Riace ho l’impressione che il modello sia stato lasciato a se stesso, scontrandosi anche con un successo che non poteva gestire. Mimmo Lucano ha offerto un modello, molti lo hanno apprezzato ma non si è saputo intervenire per riprodurlo e quindi potenziarlo e tutelarlo dalle sue carenze gestionali.
La seconda domanda è altrettanto semplice: come giudicare i problemi di gestione che si saranno determinati nel corso degli anni? Si può scegliere la via del letteralismo, dell’analisi minuta delle rendicontazioni. O si può scegliere il discernimento, cioè in questo caso la valutazione oggettiva dell’interesse pubblico, più che del suo dato numerico. Io credo che nel disastro sociale del nostro meridione, del suo abbandono, del suo degrado, questo secondo approccio sia quello indispensabile. Lucano può vantarsi di aver indicato una strada per salvare non solo tanti migranti, ma tanti contesti socio culturali abbandonati, inventando un modello. Un modello di ricostruzione di Borghi abbandonati, di colture dimenticate, di opportunità non sfruttate , di bellezze sfregiate. Il modello Lucano è uno dei pochi che può rilanciare il Meridione tutto, se supportato e diffuso da uno Stato amico. L’Analisi contabile è una cosa, quella culturale è completamente diversa e indica nel modello Lucano una speranza su cui occorrerebbe urgentemente riflettere. La malavita si sconfigge ricreando una vita sana, dopo che l’ha distrutta. Come fare se non con il modello Lucano?